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Decreto Imprese, la richiesta di Matteo Salvini a Draghi: "Tutti i soldi a commercianti e partite Iva"
"La richiesta che noi faremo oggi a Draghi è che tutti i soldi del decreto imprese siano destinati a lavoro autonomo, partite Iva, artigiani e commercianti sulla base del calo degli utili e delle perdite legate al Covid come affitti, bollette, mutui e Imu". L'annuncio è quello del leader della Lega Matteo Salvini che parla con i cronisti in Piazza di San Luigi de francesi prima dell'incontro con il premier Mario Draghi: sul tavolo il decreto Imprese.
Scostamento da 40 miliardi per finanziare nuovi ristori all'economia, Def, recovery plan. L'agenda di politica economica del governo è fitta di impegni da qui a fine mese e passa per un tagliando voluto dal premier Mario Draghi con le principali forze del Paese: si parte oggi alle 17 con la delegazione del M5s, alle 18.30 con la Lega, venerdì alle 17 tocca a Forza Italia, alle 18.30 al Pd per poi riprendere alle 17 di lunedì con FdI e alle 18.30 con Italia viva.
Sul tavolo di confronto innanzitutto due temi caldissimi: quello delle misure di sostegno all'economia e quello del Pnrr. Entrambi devono essere affrontati dal Cdm la settimana prossima o al massimo quella dopo. Il governo dovrebbe approvare già oggi, oltre al documento di economia e finanza, la richiesta di scostamento di bilancio che il parlamento dovrebbe approvare la prossima settimana.
Poi, una volta incassato l'ok, si dedicherà al decreto sostegni bis. Più o meno contemporaneamente bisogna chiudere il lavoro sul Pnrr, che deve essere inviato a Bruxelles entro il 30 aprile. Ma Draghi sarà alla Camera il 26 e al Senato il 27 per illustrarlo ai parlamentari e ottenere il loro via libera: e a questo appuntamento vuole arrivare con il placet sul piano del governo, con un ok o almeno un esame in Cdm.
Il primo passo è chiudere il Def, atteso nell'aula di palazzo Madama il 22 aprile. Qui verrà messo nero su bianco un disavanzo che potrebbe arrivare quasi all'11% del Pil per effetto del nuovo scostamento di bilancio, che -nonostante il pressing del centrodestra- dovrebbe fermarsi a 40 miliardi o poco più. Quattro o cinque saranno destinati al fondo per il futuro'da 30 miliardi in sei anni per finanziare le opere escluse dal conto del Recovery plan: un conto in cui potrebbe arrivare la proroga al 2023 del Superbonus al 110%. Gli altri 35 saranno interamente destinati al sostegno dell'economia, un discorso che va di pari passo con le riaperture ancora tutte da vedere. Per i ristori veri e propri, i contributi a fondo perduto per attività e professionisti danneggiati dalla pandemia, che saranno parametrati su due mesi e non su uno soltanto come nel precedente decreto sostegno, si punta a rivedere il criterio della sola perdita di fatturato.
"La valutazione corretta - ha osservato il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti - dovrebbe basarsi non tanto sulla diminuzione del fatturato, quanto sulla diminuzione del risultato di esercizio del margine operativo lordo, che è la sintesi, esattamente, tra fatturato e costi, siano essi variabili, siano essi fissi, perché altrimenti le attività, le partita IVA su cui incidono maggiormente i costi fissi, sono quelle danneggiate e non ricomprese, non equamente ricompensate e indennizzate dal decreto-legge del 22 marzo".
Bisognerà valutare se tale considerazione si sposa con la necessità di far arrivare rapidamente il contributo alle categorie colpite: in ogni caso sicuramente, viene osservato negli uffici in queste ore al lavoro, si terrà conto dei costi fissi sostenuti, come bollette e affitti, mentre si valuta il rinvio di Tosap, Cosap, il taglio dell'Imu sui beni strumentali e il congelamento del canone Rai per i locali commerciali.
Lo stanziamento complessivo dovrebbe essere di circa 20 miliardi. Mentre quasi 15 miliardi dovrebbero essere destinati alla proroga fino a fine anno delle moratorie sui prestiti e sulle garanzie pubbliche in scadenza a giugno, su cui è in corso il confronto con la Commissione europea. Un altro miliardo andrà nell'incentivo per le assunzioni a tempo determinato, sotto forma di sgravi contributivi per le imprese che faranno un contratto a disoccupati, percettori di reddito di cittadinanza e cassintegrati.