Borghi stana i nemici delle partite Iva, Pd e M5s contro il sì alle riaperture
Claudio Borghi, deputato della Lega, li ha chiamati allo scoperto con un po’ di suoi colleghi di partito a Montecitorio. E i nemici delle partite Iva sono usciti allo scoperto. Sono facilmente riconoscibili: indossano le casacche del Pd e 5 stelle.
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Costoro sono riusciti a bocciare un emendamento assolutamente sensato, su cui si era schierato favorevolmente anche Walter Rizzetto, a nome di Fratelli d’Italia. Ma c’è stato pollice verso ad una norma ragionevolissima. Diceva la proposta della Lega che fino «al 30 aprile 2021, i presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, possono disporre l’applicazione delle misure meno restrittive stabilite per la zona gialla o arancione nelle aree e nelle province in cui l’incidenza cumulativa dei contagi è inferiore a 250 casi ogni 100.000 abitanti». Ovvero, riaprire nelle condizioni consentite dalla situazione sanitaria. Quello che dicono tutti, Draghi compreso, ma bocciato da Pd e Cinque stelle. Si sono messi di traverso quelli che considerano evasori fiscali le partite Iva, i bar, i ristoranti, le palestre, e tutto quanto sa di lavoro autonomo. Emendamento bocciato. Perché lo presentava la Lega? Forse. Perché dava poteri alle regioni, la maggior parte delle quali a guida centrodestra? Possibile. Oppure perché si rischiava di dare respiro ad un blocco sociale avversato proprio dalla sinistra ufficiale – il Pd e Leu – e da quella ufficiosa – i grillini - ? Sicuro.
Del resto, è stato tristemente chiaro Nicola Zingaretti, tornato sfasciacarrozze alla guida della regione Lazio. Per lui nei bar come nelle palestre si fanno «lavoretti». Con i quali però – e lui lo dimentica – mangiano famiglie. Ha detto Matteo Salvini che Zingaretti e soci sono pervasi da una certa «cultura» di sinistra «che vede solo rosso e sembra avere il vizio di punire il lavoro autonomo, di chi non è garantito e subisce i danni maggiori delle chiusure». Del resto sono quelli di concorsopoli, fanno i ministri o i governatori con le modalità del sindaco di Allumiere. Lo stesso Matteo Bonaccini aveva invocato l’applicazione di principi di autonomia, buonsenso e responsabilità. Ma Pd e 5Stelle hanno bocciato l’emendamento leghista, rifiutando così di considerare prioritarie le riaperture.
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Eppure, quella proposta era intelligente. Un esempio viene dalla provincia di Piacenza, in cui, nell’attuale fase pandemica, il numero dei contagi è nettamente inferiore a quello di altre aree della stessa regione e dove, pertanto, sarebbe possibile l’adozione di misure meno rigide. Qual è stata l’obiezione ufficiale del Pd in commissione alla spiegazione della leghista Elena Murelli? Se ne è fatta carico la deputata Elena Carnevali. «Ma come, avete votato in Consiglio dei ministri e ora vi ribellate?», ha detto in sostanza. Eppure, il Parlamento ci sta per discutere. E con eleganza lo ha ribattuto proprio Borghi, ma gli orfani di Giuseppe Conte sono quelli che ne applaudivano le dirette facebook a colpi di Dpcm.
Come se nel cosiddetto governo di salvezza nazionale si possano tacitare le voci del Parlamento, il diritto alla discussione, la trasparenza dei voti su un argomento che è oggetto di dibattito nel Paese. Ecco, a tutto questo vorrebbe arrivare la congrega che chiudeva tutto o quasi nel nome di Conte. Ma è bene invece che i cittadini siano messi nella condizione di sapere chi vota cosa. Perché ognuno si prenda la propria responsabilità politica di fronte all’Italia.
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