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Meno tasse e bollette, il piano Draghi per le imprese

Filippo Caleri
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Meno indennizzi a fondo perduto alle imprese ma più strumenti per dotarle di liquidità, come un innalzamento del prestito garantito dallo Stato oltre gli attuali 30mila euro, e ristori finalizzati a coprire i costi fissi. E dunque principalmente contributi e sgravi per affitti e bollette. Insieme al rinvio di Tari, Imu e Tosap per tutto il 2021.

Sono i punti salienti del piano che il governo ha intenzione di finanziare con lo scostamento di bilancio che intende farsi autorizzare dal Parlamento e che sarà di circa 40 miliardi di euro. Il primo giro di vedute sull’utilizzo della somma e sulle misure da finanziare si avrà oggi nel consiglio dei ministri convocato alle 11 e 30. Ma per vedere il testo con la richiesta precisa dell’extra deficit e con le indicazioni del Documento di economia e finanza che dovrà tener conto dell’ulteriore emissione di debito bisognerà secondo le ultime indiscrezioni attendere il fine settimana.

Una volta ottenuta la disponibilità l’esecutivo inizierà a concretizzare il suo piano per rilanciare le imprese italiane nella fase, si spera, in cui la pandemia inizierà a essere alle spalle. Un testo che potrebbe arrivare al Consiglio dei ministri agli inizi di maggio ma sul quale il lavoro di messa a punto è già partito.

 

 

 

Fondo perduto limitato
L’idea di base è quella di limitare il ricorso degli indennizzi a fondo perduto. Per più motivi. Innanzitutto non soddisfano gli operatori perché, anche se si dedicassero allo scopo 100 miliardi di euro sarebbero sempre insufficienti a compensare gli oltre 400 miliardi di perdite accumulate dai settori economici nell’ultimo anno. In più rischiano di essere distorsivi del mercato perché molte attività, già decotte, resterebbero attive solo per incassare i sussidi e chiudere il giorno dopo. Così la ratio del nuovo provvedimento sarà quella di destinare ai ristori basati sulle perdite di fatturato (metodo seguito finora) solo una parte dei 40 miliardi (circa dieci) e destinare la fetta più importante ai sostegni dei costi fissi che tutte le attività devono sopportare e che la mancanza di flussi di cassa ha reso insostenibili. 

Bollette e affitti
Spazio dunque a sgravi sui canoni di locazione con il meccanismo del credito di imposta o anche con interventi diretti da parte dello Stato per assorbirne una parte, e lo stesso potrebbe accadere per le bollette dei servizi come luce, gas e acqua. 

Tasse sospese
In questa logica di supporto alle aziende nel fronteggiare le spese obbligatorie andrebbe anche la misura del rinvio delle tasse che gravano solo sulle attività commerciali. L’ipotesi in valutazione è quella del taglio dell’Imu sui beni strumentali e un ulteriore rinvio delle esenzioni Tosap e Cosap per altri sei mesi. Ma una parte della maggioranza si sarebbe spinta anche oltre, mettendo nella lista delle richieste, anche un azzeramento per tutto il 2021 delle stesse imposte. Sempre in aiuto alle aziende più colpite andrebbe la richiesta di un ulteriore slittamento dell’invio e del pagamento delle cartelle esattoriali per le società che si trovino in uno stato di forte crisi finanziaria. 

Più liquidità 
Uno dei pilastri fondamentali del nuovo decreto che il governo ha in serbo per sostenere la ripartenza sarà quella di garantire agli imprenditori la liquidità necessaria a rimettere in moto le macchine produttive. Dunque una parte delle norme sarà dedicata, ad esempio, a consentire un’ulteriore allungamento della moratoria dei prestiti e dei mutui. La carta da giocare sarà quella della riformulazione del prestito garantito dallo Stato che, all’inizio della pandemia era partito con grande difficoltà, ma che a regime ha rappresentato una boccata di ossigeno per molti esercenti a corto di incassi in quel momento. La soluzione individuata sarebbe quella di aumentare l’attuale tetto fissato a 30 mila a una cifra più elevata. Forse 50 mila o anche di più per le attività con fatturati più grandi. 

Infrastrutture
L’extra deficit richiesto al Parlamento servirà anche ad altre missioni meno legate al sostegno per le imprese ma comunque importanti per rilanciare la creazione di ricchezza. Una buona parte di fondi andrà così a coprire parte delle opere escluse dal Recovery plan, ovvero quei progetti «in esubero» rispetto ai 191 miliardi a disposizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma che sono comunque ritenuti validi. I soldi inizieranno a finanziare un fondo ad hoc da 30-35 miliardi circa, da spalmare sui sei anni del Recovery e finanziato in deficit, per una media di circa 5 miliardi l’anno. Un esempio potrebbe essere il potenziamento della ferrovia Salerno-Reggio Calabria la cui realizzazione ha un cronoprogramma che supera l’orizzonte temporale dei sei anni di termine del Recovery Plan. Il progetto che per questo non potrebbe contare sui fondi europei potrebbe appoggiarsi al tesoretto pluriennale accumulato nel fondo.

Sfratti e indennizzi
Il decreto per le imprese potrebbe contemplare anche una misura a favore dei piccoli proprietari di case. Quelli che hanno redditi da affitti che integrano salari e pensioni e che hanno perso guadagni considerati vitali con il blocco degli sfratti per la pandemia. L’ipotesi di lavoro sarebbe quella di calcolare una forma di indennizzo a fondo perduto per chi ha subìto una perdita che ha ridotto di una buona percentuale il reddito disponibile. Insomma gli inquilini morosi resteranno in casa soprattutto in questo momento di crisi, ma un adeguato sostegno dovrebbe essere comunque garantito a chi, causa coronavirus, ha perso una parte considerevole del proprio gettito personale.
 

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