Erdogan replica a Draghi: è lui che non è stato eletto. Crisi aperta, cosa c'è dietro: dossier e interessi
Definito "dittatore" dal presidente del consiglio Mario Draghi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha aspettato qualche giorno prima di replicare. Ha scelto un incontro con i giovani in una biblioteca di Ankara per commentare le parole di Draghi in occasione di una conferenza stampa a Roma. "Quello che ha fatto è una totale mancanza di tatto, una totale scortesia, una maleducazione", termine che ha ripetuto due volte.
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Definendolo dittatore "Draghi ha minato lo sviluppo delle relazioni Turchia-Italia", ha aggiunto Erdogan durante il suo incontro con i giovani. "L’uscita del presidente del consiglio Italiano denota una totale mancanza di equilibrio e assoluta impertinenza. Le sue parole hanno colpito come un’ascia le relazioni tra Italia e Turchia, che erano giunte a un livello assai buono fino a quando il signor Draghi non ha parlato in questo modo. Lui è stato nominato, non è stato neanche eletto. Prima di parlare di Erdogan in questi termini tenga bene a mente la propria storia", ha detto il presidente turco con un chiaro riferimento al Ventennio.
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La scorsa settimana il ministero degli Esteri turco ha convocato l’ambasciatore italiano alla luce dei commenti di Draghi su Erdogan, poiché il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu ha fermamente condannato le "dichiarazioni inaccettabili". Su Twitter, Cavusoglu ha detto che la Turchia condanna fermamente le osservazioni "inaccettabili, populiste e brutte" di Draghi su Erdogan. Ha aggiunto che la Turchia "restituisce" le osservazioni fatte.
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In questo modo Erdogan ha di fatto aperto una vera e propria crisi diplomatica, fa notare il Giornale che rscconta i retroscena della tensione Roma-Ankara. Non è un caso che Erdogan abbia fatto esporre uomini a lui vicini prima di intervenire. Insomma, dietro il sofa-gate con Ursula Von Der Layen c'è di più. “Ci sono rimasto molto male per l'umiliazione subita dal presidente della commissione – aveva dichiarato Draghi – la considerazione da fare è che con questi dittatori, chiamiamoli per quel che sono, di cui si però bisogno per collaborare, uno deve essere franco per esprimere le proprie diversità di vedute”.
"In ambito diplomatico il sospetto è che quelle del presidente del consiglio non sono state parole pronunciate per caso. Al contrario, tra Italia e Turchia sono profonde le divergenze su interessi contrapposti - si legge nel retroscena - a partire dal dossier libico, dove Ankara dal novembre del 2019 si è posta come principale alleato del governo di Tripoli".