Casini difende Matteo Salvini sul caso Gregoretti: "La sinistra ha perso un'occasione sul garantismo, un giorno capiranno"
Pierferdinando Casini passa alla cassa sul caso Gregoretti e sulla sua posizione su Matteo Salvini. L’ex presidente della Camera dei deputati aveva votato contro l’autorizzazione a procedere, spiegando così la sua scelta sulla vicenda dei migranti: “Ho votato contro il processo a Salvini, non per fargli un favore, ma per difendere un principio. Votare a favore è un errore, va sconfitto politicamente non grazie ai tribunali”. Ed ora in un’intervista al Corriere della Sera, a seguito della richiesta di archiviazione proposta dai pm per il leader della Lega, Casini torna all’attacco della sinistra: “Sul processo a Salvini mi dispiace ma avevo ragione. Era fuori luogo qualunque giudizio politico. Il centrosinistra ha perso l’ennesima occasione sul garantismo e un giorno tutti capiranno l’errore. Infine, la riforma della giustizia, se un pubblico ministero le sbaglia tutte è evidente che c’è un problema”.
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Il pm di Catania Andrea Bonomo ha deciso che quello di Salvini non è stato sequestro di persona: i 131 migranti rimasti per giorni a bordo della nave Gregoretti “non furono trattenuti illegittimamente e non sono state violate le convenzioni internazionali sui diritti umani. Ritengo - la posizione del pm - che la condotta dell’ex ministro Salvini non integri gli estremi del reato di sequestro di persona e per questa ragione si ribadisce la richiesta di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste. Non si può parlare di sequestro di persona”.
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Casini rincara la dose sulla sinistra: “Ho riflettuto molto sul fatto che fui l’unico eletto nel centrosinistra a chiedere che Salvini non venisse processato in base a un principio molto semplice. Il Parlamento non era chiamato a dare un giudizio di merito sulla politica di Salvini da ministro dell’Interno, ma semplicemente rispondere a questa domanda: ‘Salvini agiva per interessi privati o in coerenza con le valutazioni collegiali dell’Esecutivo?’ Il pm stabilisce una chiara distinzione tra il reato e la discrezionalità politica rimarcando giustamente che i due piani non si possono confondere. C’è bisogno di una necessaria tutela delle valutazioni politiche che non possono in alcun modo essere piegate per ragioni di parte e utilizzando la magistratura. È arrivato il momento finalmente di porre dei limiti a tutela dell’indipendenza della magistratura e della politica”.
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