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Massimo Galli contro le riaperture: ma quale 1° maggio, magari il 2 giugno

Giada Oricchio
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A Cartabianca, il talk di approfondimento politico condotto da Bianca Berlinguer su Rai3, martedì 13 aprile, doccia fredda del professor Massimo Galli sulle riaperture: “Il 1° maggio no, spero il 2 giugno”. Il primario del Reparto Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano ha aperto il suo intervento all’insegna del cauto ottimismo sulla diminuzione dei contagi da Covid-19: “Dati alla mano, comincio a sperare sommessamente che si possa vedere una flessione di nuovi casi e mi auguro che sia un prodotto delle prime vaccinazioni anche se la via per mettere in sicurezza è ancora lunga. Il grosso del problema è nella categoria 70-79 anni e i decessi saranno gli ultimi a scendere”.

Molto scettico, invece, sulle riaperture delle attività: “È una decisione politica, non di scienza. Ci sono parecchie varianti e variabili. Si deve vaccinare molto e riaprire poco. Ci è arrivato il primo ministro inglese Boris Johnson a capire che i risultati ottenuti sono frutti di un lockdown duro e che con le riaperture ci sarà un rialzo inevitabile dei contagi. In Italia direi il 1° maggio no, il 2 giugno forse, speriamo, io sarei contento. Draghi lo ha detto: bisogna seguire i numeri e la realtà. I bisogni ci sono, ma non si affrontano aprendo e chiudendo, aprendo e chiudendo. La politica dovrebbe arrossire sulla Sardegna passata da bianca a rossa, è evidente che quel sistema non funziona”.

Il professor Galli ha cercato di far chiarezza sulla sospensione del vaccino Johnson&Johnson dopo 6 casi di coaguli di sangue da parte della FAD: “al momento non conosciamo i rischi di Johnson&Johnson che ha una struttura simile a AstraZeneca. Anche AstraZeneca era stato concepito a dose unica, poi hanno cambiato idea in corsa. Per quanto pochi, questi casi sono simili a quelli in Germania, cioè si avanza l’ipotesi che gli anticorpi attivano il fattore piastrinico 4 causando fenomeni trombotici. Qualcosa di simile si vede nelle trombosi associate all’eparina. Tuttavia, siamo certi che sia colpa dei vaccini o è qualcosa che prima finiva nella massa dei casi rari? Se fosse colpa dei vaccini, la soluzione sarebbe quella di togliere una fascia di età precisa e il gentil sesso i quella fascia d’età. Ricordiamoci che si tratta di 1 caso su 6 milioni, si corre maggior rischio andando in macchina in autostrada o a fare un esame radiologico con mezzo di contrasto. Se uno si ponesse il problema per ogni farmaco chiuderemmo baracche e burattini, non ci si curerebbe più. Purtroppo, c’è stata una pessima pubblicità che è andata a colpire gli esitanti, i riottosi, gli incerti”.

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