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Colpi bassi e veleni, brutta figura del centrodestra sul Copasir

Arnaldo Magro
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Se Atene piange, Sparta non ride. Se Letta è alle prese con beghe interne ed alleati sempre più umorali, anche nel centrodestra le cose non filano sempre lisce come l’olio. Con Berlusconi ancora ai box per i soliti tagliandi di salute, a "beccarsi" sono ora Salvini e Meloni

 

 

 

Il tema è di quelli che in verità, poco appassionano. Ovvero la presidenza del Copasir. Dopo che giustamente Fratelli d’Italia ne ha rivendicato la presidenza che le spetta per legge, Salvini se ne è uscito leggermente stizzito, con una frase sibillina che lascia però spazio a qualche interpretazione. «Non ne faccio un problema di poltrone, io. A questo punto azzeriamo tutto e ripartiamo da zero». In realtà come Salvini ben sa, non serve azzerare il tutto, servono dapprima le dimissioni del suo Volpi. Punto. Difficile attribuire a Fdi, unico partito all’opposizione, una battaglia volta all’accaparramento solo di poltrone. In verità la quasi totalità del parlamento, con i presidenti di Camera e Senato in versione Ponzio Pilato, riconosce l’assoluta liceità della richiesta di Fdi.

 

 

 

Il tema è delicato anche in prospettiva futura. Se tutto restasse così, si creerebbe un precedente storico pericoloso. Chi deroga una volta potrebbe farlo in futuro. Se il controllore è il controllato stesso, quali garanzie si potrebbero richiedere a livello parlamentare? Al di là delle dichiarazioni di facciata, è stata in realtà, una partita molto intensa, giocata con tutti i leader in campo. Una partita che va avanti da mesi. Con i membri stessi del Copasir, come Elio Vito ad esempio, a giocare ruoli importanti. Un match che forse, nel centrodestra, avrebbe potuto giocarsi in maniera differente. A tavolino ed in forma privata magari. Senza le luci dei riflettori a "scaldare" il tutto. Una partita che al termine, non dovrebbe vedere sconfitti (data la norma scritta) ma a questo punto si, una sola vincitrice, ovvero la leader di Fratelli d’Italia.

 

 

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