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Salvini a Draghi: ecco le sei regioni che sono già da zona gialla
Che Matteo Salvini non voglia fare da spettatore nella lotta al Covid e nella battaglia per far ripartire l’economia si era capito. E ieri è andato a parlarne direttamente a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Mario Draghi. In tre quarti d’ora di colloquio a tu per tu, il premier e il capo del primo partito italiano hanno parlato di riaperture delle, dei soldi da garantire a chi è stato penalizzato dalle chiusure, della campagna vaccinale e anche di immigrazione. Con i giornalisti, Salvini ha anche detto la sua, con una battuta, sulla polemica Copasir.
“Ma prima di tutto pensiamo agli italiani”, ha tenuto a precisare.
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Per il leader della Lega, i dati già ora potrebbero consentire riaperture in almeno sei regioni e province autonome. Sono da zona gialla: Trentino, Alto Adige, Veneto, Umbria, Marche e Abruzzo.
E Draghi che ne pensa? Lo ha detto nella conferenza stampa anche lui che “le riaperture sono la migliore forma di sostegno”.
“Chiediamo che i dati scientifici valgano sempre – afferma Salvini - perché crediamo nella scienza. Se valgono i dati scientifici per le chiusure, la stessa scienza deve valere dove i dati migliorano, dalla chiusura si può tornare alla riapertura. Dove ci sono città oltre la soglia del rischio, cautela, prudenza e pazienza. Ma laddove ci sono parametri scientifici da zona gialla, una riapertura, sempre in base a soglie, distanze e cautele, deve essere calendarizzata, secondo noi, già dalla seconda metà di aprile”.
E Draghi ai giornalisti ha confermato che si possono riconsiderare le cose prima del 30 aprile.
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Quattrini? Salvini afferma che “serve uno scostamento immediato di almeno 50 miliardi, per far respirare finalmente le aziende”. Già, sennò come eviti i licenziamenti, perché non si può andare avanti in eterno col blocco per legge. E il premier ha parlato con i giornalisti di un prossimo decreto ben più consistente in materia di sostegni rispetto a quanto erogato in passato.
Poi, i vaccini. La necessità vera è quella di uscire da “queste regole infernali che non ti consentono di acquistarli direttamente se non passi per una Ue che ha fallito”, si accalora il leader della Lega: “Le istituzione europee si stanno dimostrando vecchie, non al passo coi tempi, non all’altezza dell’emergenza che stiamo vivendo”. E anche qui le opinioni coincidono con quelle del premier.
Che ai giornalisti ha aggiunto che è necessario che tutti facciano la loro parte: “Il rischio di decesso è massimo per coloro che hanno più di 75 anni, quindi bisogna vaccinare prioritariamente i più anziani. Figliuolo uscirà con una direttiva sulle regioni, smettetela di vaccinare chi ha meno di 60 anni, i giovani, i ragazzi, psicologi di 35 anni”. E questo potrà rappresentare il cambio di passo auspicato sin dall’inizio da Salvini.
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Nel colloquio di Palazzo Chigi si è parlato anche di immigrazione: “Con il presidente Draghi ne ho parlato perché i dati dei primi tre mesi di quest’anno non sono accettabili. C’è stata una moltiplicazione degli sbarchi. Se si chiedono sacrifici agli italiani, se si controllano, sorvegliano e multano gli italiani non è accettabile che ci siano migliaia di sbarchi irregolari che sono un problema anche sanitario, oltre che economico”. E Salvini ha avuto anche modo di apprezzare “Draghi per la sua missione in Libia. Ho visto che si è arrabbiato Saviano. Se si arrabbia Saviano vuol dire che Draghi ha fatto bene a ringraziare le autorità e la guardia costiera libiche per le operazioni di salvataggio e di controllo delle frontiere: l’obiettivo della Lega al governo è tornare a controllare chi entra e chi esce da questo Paese”.
Infine, sul Copasir. Salvini non ne ha parlato con Draghi e ha risposto al tema posto da Giorgia Meloni sulla presidenza dell’organo di controllo parlamentare sui servizi, di concordare con la soluzione proposta dal presidente in carica, Raffaele Volpi: “Si azzeri tutto, con le dimissioni di tutti. Non facciamo questione di poltrone”.