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Otto e mezzo, “Finalmente la verità”. Beppe Severgnini elogia Mario Draghi su Erdogan

Giorgia Peretti
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Scoppia il caso diplomatico dopo le parole del premier Mario Draghi in riferimento al “sofagate” che ha visto protagonista Ursula Von Der Leyen. Questo il tema in discussione sul tavolo di Lilli Gruber a Otto e mezzo, su La 7. Nella puntata di venerdì 9 aprile, si analizza l’ultima conferenza stampa del premier sottolineando gli scivoloni del linguaggio utilizzato. Prima lo sfogo contro i giovani psicologi vaccinati che lui stesso aveva consentito, poi la scelta di definire dittatore il presidente turco Recepp Erdogan. Il presidente del Consiglio ha infatti definito il sultano "un dittatore" di cui però "si ha bisogno per collaborare" scatenando le proteste di Ankara, che ha quindi convocato l'ambasciatore italiano per richiedere le scuse. In molti, fa notare la Gruber, hanno definito Draghi ingenuo per le parole utilizzate durante la conferenza stampa ma ingenuo è forse pensare che il presidente della Banca Centrale Europea non sappia pesare le parole pronunciate.

 

 

Beppe Severgnini del Corriere commenta il discorso sottolineando il cambio di registro del nuovo premier “Io ho trovato dei fiotti di ingenuità in qualche passaggio, l’ingenuità vera quando ha parlato dei ‘salta fila’ per i vaccini e quando ha parlato di Erdogan e l’ha definito dittatore”. Poi continua il giornalista, sottolineando la differenza di trovarsi in una conferenza stampa per la BCE e quelle in cui si ritrova a tenere da circa un mese “quando i giornalisti finanziari ti parlano i temi sono quelli, qui tutto era possibile, le domande arrivavano su diverse questioni”. Severgnini lancia anche una preghiera agli addetti stampa di Palazzo Chigi per evitare di mandare in confusione il premier che deve rispondere a più temi insieme “qui lancio anche una preghiera all’ufficio stampa: chiedete ai miei colleghi giornalisti di fare una domanda ciascuno. Non tre o quatto perché è un grandissimo casino e mettete in difficoltà anche Draghi che deve rispondere dall’America, alla Turchia, ai vaccini, all’economia e ai ristori. Non funziona per nessuno”.

 

 

In merito alle dichiarazioni sul presidente della Turchia “Lui l’ha chiamato dittatore, era inevitabile che quello si arrabbiava come un pazzo. I turchi su questo sono suscettibili però stiamo parlando di un signore che mette in carcere i giornalisti, nostri colleghi (riferendosi a Lilli Gruber nda) ce ne hanno 47 in prigione.” Poi conclude elogiando il linguaggio diretto e poco mediato del premier Draghi “lo vuoi chiamare autocrate? Ma che ogni tanto si dica pane al pane e vino al vino, e ogni tanto si dica ‘dittatore’ ad una persona che spunta verso quella direzione, evviva!”.

 

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