Pasticciaccio Astrazeneca, l'Italia cambia le vaccinazioni: ora Draghi parli
Con una giornata fra le più confuse che si ricordino in questi mesi il governo italiano- in testa il ministro della Salute, Roberto Speranza - insieme a tutti i suoi consulenti dal generale Figliuolo al Cts ha gettato nel caos le vaccinazioni con AstraZeneca. Da oggi viene raccomandato alle Regioni di usare quelle dosi “preferenzialmente al di sopra dei 60 anni”. Perché? Semplice: al di sotto di quella età- dicono gli esperti del nostro Cts - “sono possibili eventi avversi anche letali con trombi”. Si sostiene che la decisione- che tale non è avendo usato il termine “preferenzialmente” (così è solo un consiglio)- viene adottata solo in termine cautelativo, sulla base di alcuni casi rari ormai verificati (quelli sospetti in Italia sono 18 in tutto).
Allo stesso tempo si chiede a tutti gli italiani con meno di 60 anni di fare tranquillamente la seconda dose di AstraZeneca perché non sono stati riscontrati eventi avversi gravi sulle seconde dosi. Ma anche questa comunicazione non rassicura affatto: in tutta Europa sono state inoculate 34 milioni di prime dosi di AstraZeneca, e solo 200 mila dosi. Quindi non c'è una casistica comparabile: in Gran Bretagna che è il paese campione, ad esempio sono state fatte di questo vaccino solo prime dosi, e praticamente nessuna seconda dose, anche perché quel governo ha scelto di spostare oltre le 12 settimane quella seconda inoculazione.
In una conferenza stampa ancora più caotica ieri sera alle 21 il trio Franco Locatelli- Nicola Magrini e Giovanni Rezza è riuscito a confondere ancora di più le idee a tutti, come avviene purtroppo quando si portano al capezzale del medesimo caso tre luminari: sempre tre pareri diversi. Mi chiedo che senso abbia che Mario Draghi abbia voluto la nomina di un portavoce del Cts, identificandolo in Silvio Brusaferro, per poi su un caso così delicato mandare davanti alle tv tutti meno lui.
Per capire il caos in cui si sta muovendo l'Italia all'interno di una confusione internazionale, ieri era il giorno del verdetto su AstraZeneca dell'agenzia europea del farmaco, l'Ema. Che ha deciso di non decidere nulla, sostenendo che effettivamente ci sono legami ormai provati fra l'inoculazione di quel vaccino e i rari casi di trombosi. Ha spiegato che si è verificato al massimo un evento letale d quel tipo ogni “centomila vaccinazioni e più”, e che non è significativa né l'età né il genere dei vaccinati, che non rappresentano in sé un fattore di rischio. Detto questo Ema però ha lasciato a ciascun paese la decisione sull'utilizzo di quel vaccino. I ministri della Sanità di 29 paesi europei hanno cercato poco dopo riunendosi a distanza di trovare un fronte comune. Ma non sono riusciti a mettersi d'accordo. Così oggi abbiamo la Germania che decide di dare AstraZeneca solo a chi ha più di 60 anni aggiungendo anche di non dare a nessuno sotto quella età la seconda dose se la prima ormai era stata fatta (si offre in alternativa una dose Pfizer o Moderna).
L'Italia non decide perché sembra che non abbia un governo, ma suggerisce alle Regioni di dare AstraZeneca solo dai 60 anni in su, però offrendo la seconda dose anche a chi è più giovane e non aveva avuto reazioni alla prima. Francia e Belgio hanno deciso di dare la prima dose a chi ha più di 55 anni, la Finlandia solo a chi ha più di 65 anni. La Gran Bretagna ieri ha scelto di non dare più quel vaccino a chi ha meno di 30 anni. Il capo delle vaccinazioni Usa ieri, Anthony Fauci, ha voluto dare in questa magica giornata un messaggio al resto del mondo: “Se anche qui negli Stati Uniti fosse autorizzato AstraZeneca, non lo daremo a nessuno perché ci bastano e avanzano i vaccini Pfizer-BioNtech, Moderna e Johnson & Johnson che abbiamo”.
Con il mondo in queste mani, c'è da sorprendersi sul fatto che i no-vax non siano oggi la maggioranza assoluta dei cittadini dei vari paesi. Ma è probabile che da domani aumentino sensibilmente. Il caos è ovunque, ma sul tema in Italia si è sempre un passo avanti a tutti gli altri perché siamo campioni nella materia. Vi racconto come sono arrivate le notizie ieri sera in redazione.
Prima il governo ha incontrato i presidenti delle Regioni insieme a Figliuolo e Locatelli. Il primo a fare trapelare il suo discorso è stato il generale commissario straordinario alle vaccinazioni che quasi trionfalmente ha annunciato: “Da domani si possono vaccinare con AstraZeneca anche dai 60 ai 79 anni!”. Lui è un ottimista e ha dato la parte positiva della notizia. Non quella negativa, che è toccata agli esperti alla Locatelli: appunto che dallo stesso giorno era preferibile non somministrare la dose di quel vaccino a chi aveva meno di 60 anni. Ma a domanda, rispondevano: “nessun rischio nel dare la seconda dose ai giovani, non abbiamo casistica su trombosi”. Infatti- ripeto- la seconda dose non è stata somministrata a nessuno ancora.
Incredibile poi la scelta del governo di “consigliare preferenzialmente” le Regioni senza prendere alcuna decisione. Nè motivare in maniera credibile che quel vaccino sopra i 60 anni non abbia alcun problema: non può farlo perché la prima dose è stata data sostanzialmente solo a chi ha meno di 55 anni, come era stabilito in origine, quindi non ci sono studi sui vaccinati al di sopra di quella età, che sono pochissimi.
Io credo che dopo questo pasticcio che diventerà devastante sugli italiani domani stesso deve parlare agli italiani l'unico che è stato zitto fin qui: il presidente del Consiglio. Raccolga quello che ha sentito dagli esperti a cui deve chiedere di non parlare più in pubblico, e poi parli a chi si deve vaccinare spiegando la sua decisione e i motivi. Questo tocca a Mario Draghi, non ad altri.