la morte del commercio

L'Italia tradita e affamata esplode di rabbia

Domenico Alcamo

Il mercoledì in cui si ha il primo assaggio di cosa può accadere se salta la coesione sociale. Del momento in cui il solco tra garantiti e non si fa dolore tangibile in piazza. E il malcontento fende tutta la Penisola. Con epicentro Roma, Piazza Montecitorio. Qui si ha il punto più rumoroso, con i tafferugli che divampano tra alcuni manifestanti e le forze dell’ordine. Si vivono momenti difficili, con lanci di bottiglie e fumogeni ed un poliziotto ferito. Disordini innescati da infiltrati di realtà estremiste, faranno trapelare fonti investigative. Ma la protesta c’è, dopo mesi di serrate e di ristori scarsi e fuori tempo.

 

  

 

 

Nella Capitale scendono in piazza gli esercenti delle categorie ancora penalizzate. Ci sono quindi ristoratori, come quelli di #Ioapro, il network di locali che all’inizio dell’anno avevano organizzato delle serate ricevendo clienti in disobbedienza alle chiusure. E ancora ambulanti, gestori di palestre, operatori del turismo. Ma non finisce qui. Perché la protesta, appunto, è generale. Così a Milano si materializzano due diverse manifestazioni. In una si attivano gli imprenditori dei bus turistici, che si radunano nei pressi del palazzo della Regione. In un’altra, invece, nei pressi della Stazione Centrale si ritrovano gli ambulanti. Categoria che si raduna anche a Imperia, davanti alla prefettura. E poi c’è la Campania, dove a guidare la protesta ci sono anche in questo caso i «mercatali», ma partecipano ristoratori e imprenditori di varie categorie. Che bloccano l’A1 all’altezza di Casera, in entrambe le direzioni e nel traffico rimane imbottigliato anche il Presidente della Regione Vincenzo De Luca. Un sit in degli ambulanti, poi, viene svolto anche a Bari.

Il filo conduttore delle iniziative di piazza è, sostanzialmente, unico: l’esiguità della risposta economica dopo un anno di chiusure, l’impossibilità di lavorare e le imprese che muoiono. Le rappresentanze giustamente criticano la degenerazione del malcontento negli scontri ma rivendicano la legittimità dell’anima profonda della protesta. Il presidente del Mio, Movimento Imprese Ospitalità, Paolo Bianchini esprime condanna verso «gesti estremi che possono portare a disordini sociali». Tuttavia, «la politica non può girare il capo fingendo di non vedere» che in Piazza Montecitorio c’erano «centinaia di persone disperate, di tutta Italia: imprenditori che hanno perso tutto a causa delle chiusure. E non hanno più nulla da perdere. Non si doveva arrivare a questo punto». La Fipe Confcommercio, che rappresenta i pubblici esercizi, mette in chiaro: «Una cosa sono i bisogni, i problemi e le aspettative del settore, che conosciamo come nessun altro, un'altra il modo di rappresentarle, dove la legalità e il rispetto istituzionale sono pre-requisiti inderogabili». E però, continua la sigla, «sono mesi che poniamo il tema dei rischi sociali correlati ai danni di natura economica che stanno devastando i Pubblici Esercizi italiani».

Con tutto questo deve fare i conti la politica, sia nella maggioranza, dove si affiancano forze eterogenee, sia all’opposizione. Qui, da Fratelli d’Italia parla il Capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida: il partito, spiega, «condanna ogni forma di violenza ma esprime la piena solidarietà ai ristoratori, agli imprenditori, ai gestori di palestre, a tutti coloro che in questo momento non vedono dallo Stato risposte adeguate e rischiano di perdere tutto. Bisogna intervenire e farlo rapidamente, non c'è più tempo».

 

 

 

Sul versante della maggioranza, il capogruppo alla Camera di Forza Italia Roberto Occhiuto twitta: «I ristoratori, così come gli ambulanti e tutte le altre categorie costrette a chiudere, sono esasperati. Condanniamo ogni forma di violenza ma non sottovalutiamo la loro sofferenza. Subito un nuovo scostamento di bilancio per risarcirli e un programma per le prossime riaperture».

Il Pd incontra alcuni rappresentanti delle categorie scese in piazza. Al termine del colloquio viene diffusa una nota in cui si assicura «l’impegno di portare all’attenzione del governo alcuni punti che sono stati oggetto del confronto. In particolare le questioni della moratoria sui debiti, degli indennizzi e delle riaperture. I rappresentanti delle categorie inoltre hanno chiesto l’impegno del Pd per favorire un incontro rapido con il governo».

E dall’Esecutivo, il ministro per il Sud Mara Carfagna osserva: «Se comprendiamo le difficoltà delle categorie più colpite dalle limitazioni necessarie a contrastare la pandemia, non possiamo accettare violenze contro chi ogni giorno rischia la vita per proteggerci».

Fonti della Lega, invece, fanno trapelare come i governatori di riferimento sono pronti ad intavolare con il governo la trattativa per la programmazione delle riaperture. Dunque da un lato si stigmatizza quanto avvenuto, dall’altro la consapevolezza che occorre fare di più e meglio. Perché il malcontento corre. Oggi ci sarà una mobilitazione nazionale di Confesercenti. E poi alcuni ristoranti proprio oggi apriranno sfidando le regole.