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Il nuovo mutuo di Draghi sostituisce un altro (caro) del 2007

Franco Bechis
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Non era un mutuo per l'acquisto di una nuova villa quello ventennale concesso nel luglio 2020 da Banca Passadore a Mario Draghi citato ieri da Il Tempo. La precisazione è arrivata dalla presidenza del Consiglio che ci tiene a fare sapere come il mutuo sia in realtà «la rinegoziazione» di un altro mutuo casa esistente, perché la villa sulla riviera del Brenta apparteneva alla famiglia originaria di Draghi, che l’ha ricevuta in eredità insieme al fratello Marcello e alla sorella Andreina rilevandone poi le quote.

 

 

 

In realtà ieri sul quotidiano avevamo citato il mutuo da 1,5 milioni sottoscritto da Draghi e la consorte Maria Serenella Cappello il 22 luglio 2020 per venti anni come «un finanziamento ipotecario su una bella villa di 13,5 vani», non facendo riferimento a nessun tipo di acquisto. Ma è vero che la villa e i terreni che la circondano appartenevano all’attuale presidente del Consiglio da sempre: lì era solito andare in vacanza da bambino, e qualcuno ancora se lo ricorda da quelle parti.

Ma villa Badoer-Draghi (questo il suo nome di battesimo) di mutui ne ha visti passare parecchi nella sua lunga storia, anche per le ristrutturazioni necessarie ma complicate per i vincoli posti dai Beni culturali sulla zona di interesse storico e artistico. Il mutuo acceso con Banca Passadore è in effetti nuovo, perché non ne esisteva uno precedente con lo stesso istituto di credito, ma come ha spiegato informalmente la presidenza del Consiglio ha in effetti funzione di sostituire quello che esisteva in precedenza, migliorandone ovviamente le condizioni e allungandone la vita residua.

Su villa Badoer insisteva infatti un precedente mutuo ipotecario, fatto registrare da Draghi e consorte dal notaio Nicola Cinotti di Roma il 18 dicembre 2007. A erogarlo era stata però la Banca popolare di Commercio e Industria (poi confluita in quella che oggi si chiama Ubi Banca) che aveva concesso all’allora Governatore della Banca di Italia un finanziamento ipotecario da 2 milioni di euro per la durata di 30 anni a un tasso di interesse annuo del 5,15%. Un finanziamento anche allora assai raro, perché i coniugi Draghi all’epoca avevano 60 anni e quindi la scadenza del mutuo che comportava il pagamento di una rata semestrale di 66.271 euro, sarebbe avvenuta al 90° anno di età della coppia.

 

 

 

Il 24 agosto dello scorso anno è stata eseguita la cancellazione di quel finanziamento, grazie all’estinzione totale dell'obbligazione esistente avvenuta il 22 luglio 2020, lo stesso giorno dell’accensione del nuovo finanziamento di 1,5 milioni di euro che quindi è servito ad estinguere anticipatamente il debito ancora esistente.

Sullo stesso immobile quando ancora era di proprietà dei tre fratelli Draghi era gravato un altro mutuo acceso nel 1995 per un importo assai inferiore: 50 milioni di lire di allora concesso dall’Istituto regionale per le ville Venete a fronte di lavori di restauro imposti ai proprietari. Il finanziamento in quel caso venne erogato a rate in «rapporto allo stato di avanzamento dei lavori che saranno accertati e controllati con insindacabile giudizio». L'imposizione del restauro era possibile grazie a un vincolo posto dal ministero dei Beni culturali e ambientali e notificato a Draghi, che allora era a Washington, il 10 febbraio 1988 presso l’abitazione romana della sorella Andreina.

 

 

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