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M5S, i grillini incensano Conte. Ma la parabola dei Cinque Stelle è alla fine

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Francesco Storace
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Nessuno si offenda, ma l’ondata di saliva che ha inondato la rete sull’ascesa di Giuseppe Conte alla guida dei Cinque stelle non si vedeva da tempo. Un lago. Certo, c’era stato SuperMario, ma almeno la battaglia per esaltare lo sforzo di Draghi era nel nome della Patria. Qui si combatte miseramente per eliminare il vincolo del doppio mandato, i soldi da dare a Casaleggio e come sottostare al Pd senza dirlo troppo. Basta non farsi vedere troppo.

Rieccolo il Gran Circo pentastellato, che era stato silente per settimane, dopo la circolare del guru Beppe, che aveva intimato le regole per stare in televisione. Risultato: in tv non si è visto più nessuno dei guerrieri che furono.

Ma da ieri, è tornata d’incanto la parola ai nostri eroi. È bastato rivedere da uno smartphone Giuseppe Conte e nessuno si è chiesto che fine avesse fatto Rocco Casalino. Macché, hanno scatenato la ola e chi se ne frega degli stati generali e del direttivo a cinque che doveva prendere il posto di Vito Crimi. Ora c’è il redivivo Conte e non importa se non votato da nessuno dei suoi.

Esulta l’onorevole Tofalo, il primo della galleria dei plauditores. Bene - giura - con Conte le correnti avranno vita breve, e uno si chiede quali fossero, quali falangi le formassero. 

La Appendino, da Torino, assicura che ora, per chissà quale magia, i cinque stelle saranno più forti e uniti. Manco fosse il vaccino, Pierpaolo Sileri garantisce che “Conte è un bene prezioso per l’Italia”.

Stupendo il presidente della prima commissione della Camera, Brescia, che intona l’inno: “Conte ha tracciato la strada, ripartire dai territori”. E’ l’aratro che traccia il solco e la spada lo difende, insomma.

Spettacolare Paola Taverna, “con Conte continueremo ad essere il cambiamento”, senza accorgersi degli sguardi di commiserazione di quanti la guardavano con ardore rivoluzionario e adesso la giudicano come una della Casta.

Meno male che una coraggiosa c’è, ed è una consigliera regionale del Lazio. Non Roberta Lombardi, che già si è sistemata come assessore alla corte di Nicola Zingaretti; non la ex-combattente Valentina Corrado, pure lei garantita dalla poltrona di giunta. A dire quello che pensa – mentre i suoi colleghi pensano a che cosa dire – è Francesca De Vito: “Conte non può essere il nostro leader”. Almeno lei ci prova a rompere l’incantesimo. E in fondo a interpretare davvero una base che è attonita dalla trasformazione in peggio di quelli che erano beniamini osannati nelle piazze.

Che poi ci si domanda che cosa avrà detto di così importante, eclatante, decisivo, l’ex premier. Carlo Calenda, che però i grillini non li sopporta, lo brutalizza così, e non a torto: “È uno che dice, che gli piace la transizione ambientale senza spiegare cosa è, fa un sacco di retorica. È Conte”. E’ la sensazione che prende chiunque assista al remake.

Cattivo Calenda, in fondo proprio Conte ha detto anche come vuole ricostruire il M5S. Con “un’opera coraggiosa di rigenerazione, senza rinnegare il passato". Immaginiamo che ovazioni ci saranno state tra uno sbadiglio e l’altro.

E Di Maio? Dov’era Luigi di Maio? Certo, tranquilli, lui approva tutto, ha detto a Enrico Letta che lo ha incontrato per fare dispetto a Matteo Renzi. Ci pensa il ministro degli Esteri a rassicurare il segretario del Pd sulla tenuta dei Cinque stelle. Cominci piuttosto a contare quanti se ne andranno, perché l’aria che tira è pessima. Un movimento a cui serviva un trascinatore non si accontenterà di una specie di camomilla vivente, che cambia idea ogni giorno per la convenienza che intravede per sé. E’ la triste parabola che si consuma. Non li vedremo più a fare danni.

Anche perché hanno tradito tutte le parole d’ordine con cui avevano illuso il loro popolo e Conte dice persino di proseguire su questa stranissima forma di cambiamento. Dimenticate tutto quello che avete detto, no, non vi chiedo di rinnegare, ma non fatelo più.

Prende una tristezza infinita a vederli accucciati così. Alla fine toccherà garantire un vitalizio pure a loro.

 

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