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Fermata la corsa delle toghe al vaccino, i magistrati si mettano in fila

Francesco Storace
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Senza limiti. Come se esistessero solo loro. C’è stato un pessimo salto di qualità nella pretesa del vaccino: siamo passati dai furbetti ai prepotenti. Perché finora c’erano quelli che ci provavano tentando di aggirare le regole; nelle ultime ore gli italiani che stanno in fila si sono dovuti imbattere in persone o gruppi sociali intenzionati a imporre le loro «regole» alla comunità nazionale. Assieme ad allocchi che ci sono cascati. Arroganti e pavidi, complici di prepotenze a danno dei nostri anziani. Salvo poi essere costretti a ingloriose retromarce, una volta beccati con le mani nella marmellata. Altro che disputa su AstraZeneca o Pfizer; altro che lite sul passaporto vaccinale – dove semmai bisogna discutere sull’utilità di uno strumento che non può chiarire se il vaccinato rischia di contagiare o meno – o cose del genere. Brutta, bruttissima, la figura fatta dall’associazione magistrati.

 

 

La «minaccia» di rallentare l’attività giudiziaria già di per sé fa sorridere, sia pure amaramente. Come se dal vaccino dipendesse la velocità dei processi nel paese con più lungaggini giudiziarie sulla faccia della terra. L’Anm, titolare della rivendicazione del vaccino per i magistrati, ieri ha tentato una parziale marcia indietro, ingoiandosi quella specie di ricatto che aveva messo in piedi, dicendo che si riferivano al pianeta giustizia. Mica solo loro, che diamine! Ma si sono beccati la rispostaccia di Matteo Salvini, che vale la pena di riferire: «Sono stufo dei furbetti del vaccino - ha detto il leader leghista - l’unico criterio che deve esistere è quello dell’età e della malattia». Aggiungendo poi: «Se c’è qualche magistrato anziano o che ha qualche patologia ha gli stessi diritti degli altri, altrimenti per me vengono esattamente come le commesse o altri lavoratori».

Peccato che gli altri leader politici se ne stiano zitti, quasi ad aver paura di infastidire la magistratura. Salvo qualche rara eccezione parlamentare, non si sono sentite le parole di quelli che dettano la linea alla politica. Ecco perché parliamo di prepotenti e non solo di furbetti: perché sono quelli che sanno di non trovare resistenza. Incutono paura. Perfino all’ex ministro della giustizia, Alfonso Bonafede: agli atti del Cts c’è la lettera che l’allora guardasigilli inviò per raccomandare il pianeta giustizia...La missiva è stata scritta l’8 febbraio, il giorno del secondo giro di consultazioni di Draghi. Protocollata l’11 febbraio, il giorno dell’ok della piattaforma Rousseau al governo Draghi. Bonafede, ultimo atto.

 

 

I prepotenti sono anche i predicatori della morale altrui. E qui il protagonista si chiama Andrea Scanzi, che chissà se sarà mai chiamato a fare la seconda dose, visti i guai provocati dalla prima. Un anno fa sfotteva chi aveva paura del Covid, è diventato il più fifone. Il direttore sanitario della Asl di Arezzo racconta di essere stato tempestato di telefonate per vaccinarsi. «Mi raccomando, rispettando la fila. Ma ‘sta fila quando finisce»: potrebbe essere questa la pièce teatrale da mandare in scena.

E che dire della Regione Toscana. Solo ieri è finita la fila presso il portale delle prenotazioni, da cui è finalmente stata tolta la sezione «giustizia»: addirittura 8000, tra magistrati e avvocati, sono stati vaccinati a prescindere dall’età, per la sola appartenenza ad un settore. Il governatore Giani però mica se l’è filate le commesse dei supermercati o altre categorie esposte al loro lavoro con il pubblico. Dulcis in fundo, la pratica in tribunale in Calabria. Si è appreso che cosa aveva detto il senatore Nicola Morra, l’eroe di cartone dei Cinque stelle, al medico della struttura sanitaria di Cosenza, Mario Marino, dove aveva scatenato un po’ di trambusto. Già, perché quel dirigente ha denunciato il parlamentare: Morra, si legge tra l’altro nell’esposto, «pretendeva di consultare» l’elenco delle persone da vaccinare nel Cosentino per «verificare se fossero presenti i nominativi dei suoi parenti». Marino dice chiaramente che Morra alla fine l’elenco lo consultò, alla presenza di testimoni. «Accertatosi che non vi fosse alcuna prenotazione delle persone che gli interessavano – si legge ancora nell’esposto – decideva di abbandonare gli uffici». «Mentre lui sbraitava una delle persone della scorta chiedeva al sottoscritto le generalità» e «di fornire i documenti d’identità», dice Marino, e lo stesso per altri due medici presenti. I documenti sarebbero stati fotografati con un telefono cellulare. La morale agli altri. L’amorale. 

 

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