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Draghi apre le scuole e i bar no. Che follia

Franco Bechis
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Suggerirei al presidente del Consiglio Mario Draghi invece di farsi raccontare nelle riunioni con Silvio Brusaferro e Franco Locatelli la situazione dei contagi, di chiedere loro i bollettini settimanali epidemiologici dell’Istituto superiore di Sanità.

 

 

Ne chieda tre soltanto: quello con i dati del 25 agosto 2020, quello con i dati del 29 dicembre sempre del 2020, e l'ultimo che riporta i dati del 24 marzo scorso. Basta la tabella nelle ultime pagine, l'unica fra i vari rapporti che divide i contagi oltre che per genere, anche per decadi di età: si va da 0-9 anni fino alla linea «più di 90 anni». Perché suggerisco quelle tre date? Perché la prima è quella di fine estate, che indica i contagi prima del ritorno al lavoro in presenza e della riapertura delle scuole di ogni ordine e grado. La seconda data consente un bilancio dopo quelle riaperture che hanno poi portato alla seconda ondata, ed è buona base per capire cosa è accaduto con lavoro, scuola e vaccinazioni dopo le vacanze di Natale, e con la progressiva riapertura delle scuole, che è stata piuttosto costante per la fascia 0-9 anni e assai ballerina in quella 10-19 o 20-29 dove sono compresi gli studenti universitari.

I numeri sono numeri e la matematica non può essere una opinione. Eccoli qui per il premier e per i lettori. Dalle vacanze di Natale ad oggi i contagi sono cresciuti nelle varie decadi fra 30 e 79 anni quasi nella stessa misura: in media intorno al 64-65%. Grazie all'inizio delle vaccinazioni (e al rispetto rigido delle norme) sono cresciuti assai meno nella fascia 80-89 anni (+49,03%) e in quella oltre i 90 anni (+37%). Solo due fasce di età sono andate molto peggio delle altre. Quella fra i 10 e i 19 anni dove i contagi sono cresciuti dell'82,37%. E quella fra 0 e 9 anni, dove la crescita è stata del 108,82%. Cosa accomuna queste due fasce di età? Una sola cosa: sono i ragazzi delle scuole. Chi è andato di più - quelli dell'infanzia e delle elementari - si è contagiato di più.

Se partiamo dalla fine dell'estate scorsa, le percentuali sono impressionanti, senza discussione. I contagi da allora ad oggi sono cresciuti nella fascia sopra i 90 anni del 310,12%. In quella fra gli 80 e gli 89 la crescita è stata poco superiore: 428,89%. La crescita dei contagi negli alunni di medie e superiori è stata dieci volte superiore: + 4.742%. E ancora di più quella dei contagi fra 0 e 9 anni: +5.133%.

Signor presidente del Consiglio, questi numeri dicono una sola cosa possibile: la scuola è in assoluto il luogo dove il virus si diffonde di più. E se vede i dati nella loro evoluzione, il problema non è come si va a scuola: la maggiore crescita è stata nell'età in cui non si prende alcun mezzo pubblico: a lezione si va a piedi o accompagnati dai genitori, dai nonni o da baby sitter. Sono quelle aule a non essere sicure, è in quella età che è pura demagogia e assoluta ignoranza affermare che sono possibili i distanziamenti, che i bambini tengono la mascherina e non la usano come una fionda durante l'intervallo o l'uscita dall'edificio.

 

 

Lei signor presidente, che questi dati immagino non abbia visto, da dopo Pasqua riaprirà una sola cosa: le scuole, anche in zona rossa. Mentre resteranno chiusi bar, ristoranti, pasticcerie, barbieri, negozi di vestiti, quelli di arredamento e tante altre attività. Perché? Quello che le dico sto mostrando con i numeri. Il 25 agosto scorso i contagiati fra gli 0 e i 9 anni erano appena 3.139 in tutta Italia. Oggi sono 164.272. I contagiati fra 10 e 19 anni erano 6.405. Oggi sono 310.131. Non c'è nessun altro che abbia avuto questa crescita. E non c'è un solo studio scientifico accettato da una rivista del settore che dica che la scuola sia un luogo sicuro. Non lo è. Si faccia dare un solo studio che abbia esaminato la crescita dei contagi a pranzo o a cena in un ristorante. O in una palestra, in un bar aperto dove si consuma per pochi minuti. In una pasticceria, in una barberia. Glielo anticipo: non esistono.

Perché riapre la scuola anche dove i contagi sono in salita e non riapre questi luoghi, a cui è stata imposta nel maggio dell'anno scorso una ristrutturazione costosa per potere lavorare in sicurezza? Non era lei al governo, ma il suo predecessore. Ma per la gente conta poco: lo Stato ha imposto loro dei protocolli costosi, e poi li ha pugnalati tutti alle spalle. E come ben sa, non ha rimborsato quelle spese sostenute e solo in maniera parzialissima il danno da loro subito con le chiusure.

Comprendo che la scuola sia la base su cui costruire un Paese, e che è importantissima. Lo è la socialità dei ragazzi - lì e fuori di lì allo stesso modo - e la didattica a distanza pesa assai sulle famiglie oltre ad essere fatta malissimo in tanti casi e in aree intere di Italia. Spesso perché è fatta male allo stesso modo la didattica in presenza, ma tralascio questo particolare. Bene, capisco la ragione, e so anche che con la vaccinazione degli insegnanti e del personale della scuola se anche i bambini e i ragazzi si contagiano non corrono grandi rischi di salute: il virus non è letale in quelle fasce di età. Però se si contagiano lì, lo portano fuori, in casa. E lì sono guai. Vuole correre questo altissimo rischio? Va bene. Ma è incomprensibile che la sola risposta dopo Pasqua possa essere per tutti gli altri la chiusura, il lockdown delle attività. In gran parte del mondo questa non è la sola misura possibile. In Italia e nella vecchia Europa sì. Non perché sia un rimedio: è così perché non funzionano i sistemi sanitari.

In Italia si dovevano allargare ricoveri e terapie intensive, ma in un anno si è fatto poco nulla. In Germania i posti letto ci sono, le attrezzature sì, non i medici e gli infermieri necessari perché in questi anni si sono fatti investimenti ovunque, ma non nel capitale umano, che veniva considerato un peso nelle politiche di austerità. E adesso bisogna fare pagare ai cittadini gli errori dei governi? È ingiusto. Ci lamentavamo l'anno scorso dell'eccesso di chiusure quando alla guida c'era Giuseppe Conte. Quel che ci si prospetta ora è onestamente ancora peggio: se ci basiamo sugli indici di contagio, per quale motivo sono state abolite le zone gialle che tante riaperture parziali almeno garantivano? E mentre lo Stato - per colpa sua, dei suoi enti locali o per colpa della Ue - non fa il suo dovere nemmeno sulle vaccinazioni, non si può scaricare tutto sui cittadini. È una grande ingiustizia. Non può metterci la firma, signor Presidente.

 

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