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Governo spaccato sul nuovo dpcm. Salvini vuole riaprire tutto, il Pd frena

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La maggioranza resta divisa sul tema delle restrizioni anti-contagio da Covid 19 dopo il 7 aprile. In vista del Consiglio dei ministri che martedì dovrebbe varare il nuovo decreto con le indicazioni per il periodo successivo alla festività della Pasqua, si allarga il solco tra la Lega, a favore di un allentamento delle restrizioni, e gli altri partiti che sostengono il governo di Mario Draghi, Pd, Leu e FI, contrarie a eventuali riaperture.

Salvini, che ha ieri ha minacciato il voto contrario in Consiglio dei Ministri e in Parlamento, insiste nel chiedere "respiro" per le categorie più danneggiate. Mentre il segretario del Pd Enrico Letta chiede ai colleghi politici di evitare di alimentare polemiche e «aspettative che poi risultano frustrate». Dal partito di Roberto Speranza, Liberi e uguali, si ribadisce la necessità di non abbandonare la linea della «prudenza». Per Forza Italia, la linea è stata espressa ieri, nel corso della cabina di regia anti Covid, dalla ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, che ha chiesto che siano garantiti, di pari passo con le chiusure, immediati ristori da attingere facendo ricorso a un nuovo scostamento di bilancio.

Linea diversa dagli altri ministri quella del leghista Giancarlo Giorgetti che, al tavolo, ha domandato un allentamento delle restrizioni dopo le vacanze di Pasqua (e non le zone rosse o arancioni fino alla fine di aprile, come anticipato dallo stesso presidente del Consiglio). Nella Lega si spera ancora in un ripensamento degli altri partiti prima del Cdm. Mentre da FI si ritiene che si potrebbe arrivare a un compromesso, mantenendo il no alla zona gialla, ma dando un piccolo segnale, magari rivolto alle categorie più colpite, come la ristorazione, per esempio con l’apertura dei bar e dei ristoranti a pranzo. Molto dipenderà anche dalla riunione tra il governo e le Regioni, in programma lunedì alle 17.

«Oggi è il 27 marzo. Se dopo Pasqua, fra dieci giorni, la situazione sanitaria in tante città italiane sarà tornata tranquilla e sotto controllo - chiede Salvini - secondo voi sarà giusto riaprire bar, ristoranti, scuole, palestre, teatri, centri sportivi e tutte le attività che possano essere riavviate in sicurezza? Secondo me sì. Correre con vaccini e terapie domiciliari, e appena possibile riaprire in sicurezza - insiste il capo della Lega -: il sostegno più utile e importante, è tornare al lavoro».

«Si esce dalla pandemia attraverso una campagna di vaccinazioni, che deve essere la prima priorità: è così per il governo, governo che sosteniamo con forza. Noi crediamo di essere assolutamente fondamentali nel sostegno al governo», premette Letta, nel suo intervento al Forum Ambrosetti. «Noi diciamo no alle polemiche», aggiunge. «C’è ottimismo ma non bisogna generare aspettative che poi finiscono per essere frustrate, ecco perché l’accompagnamento della politica e l’unità del Paese intorno al governo Draghi sono particolarmente significative».

«È giusto che nell’interesse degli italiani il governo continui a seguire la strada della prudenza e delle restrizioni per limitare la diffusione del Covid 19», afferma, dal canto suo, il capogruppo di Leu alla Camera, Federico Fornaro. «La salute degli italiani si tutela analizzando i dati e con il supporto delle analisi degli scienziati e non seguendo l’andamento dei sondaggi politici settimanali. Continuare a mandare messaggi dissonanti all’opinione pubblica e ad alimentare polemiche sterili non solo non aiuta, ma sta diventando il miglior alleato del virus».

Distinguo fra le forze politiche che sostengono il governo si erano manifestate anche in occasione del varo del decreto Sostegni, sul tema del «condono fiscale». La Lega, in quell’occasione, aveva puntato i piedi chiedendo lo stralcio generalizzato di tutte le cartelle esattoriali del 2000-2015 fino a 5000 euro. Una posizione osteggiata in maniera netta dall’ala sinistra della maggioranza, Pd e Leu in testa, che avevano parlato di condono. Dopo la mediazione del premier con la delegazione leghista, si arriva allo stralcio delle vecchie cartelle esattoriali fino a 5mila euro, ma con un tetto di reddito di 30.000 euro, e una finestra temporale ridotta, dal 2000 al 2010, anziché fino al 2015. Una posizione di compromesso politico che accontenta i leghisti e non non scontenta Pd e Leu.

«È chiaro che tutti i pariti sono entrati in questo governo portandosi una eredità di vedute, convinzioni e annunci fatti in passato», aveva poi avvertito Draghi: «Tutti hanno delle bandiere identitarie, si tratta man mano di chiedersi quali sono quelle bandiere identitarie di buon senso e quelle a cui si può rinunciare senza fare danno nè alla propria identità nè all’Italia», aveva aggiunto. 

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