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Ultimatum dei Cinquestelle a Giuseppe Conte: se va dietro a Grillo sul doppio mandato, il partito se lo fa da solo

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Benvenuti in Vietnam. Le parole di Beppe Grillo sulla regola dei due mandati, blindata dal garante pentastellato in quanto «pilastro» del M5S, hanno scatenato un terremoto all’interno del Movimento 5 Stelle. Sul piede di guerra molti big pentastellati al secondo mandato, che speravano in una deroga al regolamento per non interrompere anzitempo la loro carriera politica. E che ora minacciano di fare la rivoluzione qualora Giuseppe Conte dovesse confermare il ’diktat’ di Grillo.

In alcune chat e nei ’caminettì riservati cresce il malcontento di ora in ora. Autorevoli fonti pentastellate, conversando con l’Adnkronos, lanciano un messaggio al leader in pectore del Movimento: «La scelta di Grillo», spiegano, «espone Conte al fuoco incrociato. Adesso o Conte smentisce Grillo o avrà contro i parlamentari al secondo mandato per due anni». Insomma: l’ex premier non è stato ancora incoronato come "capo" ma deve già fronteggiare il possibile ammutinamento dei pezzi da novanta del M5S, che ora minacciano di chiudere i rubinetti del finanziamento sulla scia di quanto già accaduto con la piattaforma Rousseau.

«Blindare i 2 mandati ora - ragiona un big pentastellato - è una scelta suicida: si tratta in pratica di mandare al macero chi dovrebbe sovvenzionare il "nuovo" Movimento. Se Conte avalla la scelta di Grillo, il partito se lo fa da solo».

Mentre Conte Grillo provano a comporre «amichevolmente» la frattura con l’Associazione Rousseau di Davide Casaleggio, il M5S sta infatti creando le condizioni per raggiungere una propria autonomia finanziaria: il tesoriere Claudio Cominardi ha aperto un conto corrente, dove confluiranno i versamenti dei parlamentari (nei giorni scorsi si è parlato di 3mila euro a testa) per sostenere il progetto rifondativo di Conte. Ma la bomba sganciata da Grillo in assemblea rischia di complicare maledettamente i piani dell’avvocato del popolo.

Nel frattempo deputati e senatori iniziano a contarsi, dando vita ad associazioni e gruppi tematici: l’obiettivo è per acquisire potere contrattuale in vista dell’approdo di Conte alla guida dal M5S. È il caso di ’Italia Più 2050’ (promossa, tra gli altri, dai sottosegretari Dalila Nesci e Carlo Sibilia) e del neonato gruppo "Innovare", attorno al quale gravitano per lo più eletti alla prima legislatura vicini a Rousseau, contrari all’abolizione del tetto dei 2 mandati.

Ma non si tratta delle uniche iniziative in campo. «Prima regola del Fight Club: non parlate mai del Fight Club». Chissà se quei parlamentari 5 Stelle che, in via riservata, da settimane seguitano a riunirsi su Zoom per «fare rete» si ispirano al romanzo di Chuck Palahniuk o all’omonimo film di David Fincher quando gli viene chiesto delle loro riunioni "carbonare". A quanto apprende l’Adnkronos, nel nuovo M5S balcanizzato prende corpo una nuova area che per ora lavora a fari spenti: una maggioranza silenziosa, «trasversale e ibrida». Un nutrito gruppo di parlamentari che punta a essere determinante in Parlamento e a influenzare le politiche del Movimento, nonché i rapporti col governo. In prima linea ci sono alcuni presidenti di Commissione, come Filippo Gallinella e Gianluca Rizzo. Ma l’area è vasta e comprende, tra gli altri, Tiziana Ciprini, Giuseppe Chiazzese, Luciano Cillis: all’ultima riunione hanno partecipato anche alcuni ex esponenti di governo come Giuseppe L’Abbate, Angelo Tofalo, Giulia Grillo ed Emanuela Del Re.

Nel frattempo Conte continua tessere la tela del "suo" Movimento. Secondo quanto viene riferito da fonti grilline, l’ex inquilino di Palazzo Chigi vorrebbe costruire un partito "scalabile", con referenti territoriali, guardando ai Verdi Europei e dando grande risalto al tema della formazione (nei progetti del leader in pectore ci sarebbe anche una «scuola politica»). Molti sono però gli ostacoli sul cammino di Conte: uno si chiama Rousseau, l’altro è rappresentato proprio dal tema dei 2 mandati. Grillo è stato chiaro: «Questo pilastro non si tocca». Ma il garante ha anche assicurato che «gli eletti che finiscono il secondo mandato non saranno abbandonati». Per questo si ragiona su un compromesso e su regole più morbide, come lo stop al divieto di candidarsi per altri incarichi se il mandato non è ancora terminato. Per ora si tratta solo di ipotesi. Intanto la guerra interna è iniziata. 

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