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Covid, Matteo Salvini pressa Speranza: "Riaprire dopo Pasqua". Il ministro: "Prima i vaccini"

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Non ci sarà un allentamento delle misure anti-Covid dopo Pasqua, anche se il margine concesso dal rallentamento della curva dei contagi verrà utilizzato per riaprire in zona rossa le classi, dal nido fino alla prima media. Ma resta la divisione dell'Italia in rosso e arancione senza giallo, con la sola possibilità del bianco dove possibile. E quindi niente riapertura di bar e ristoranti, nemmeno a pranzo come si chiedeva da più parti.

La cabina di regia, riunita a palazzo Chigi con il premier Mario Draghi, i ministri e il Cts, ha valutato che la situazione non è tale da permettersi concessioni: la 'stretta' dovrebbe proseguire fino al 30 aprile, con l'ufficialità che arriverà con un nuovo decreto varato dal Consiglio dei ministri la prossima settimana in sostituzione di quello attualmente in vigore, che scade il 6 aprile. Una vittoria della linea rigorista che fa saltare sulla sedia il leader della Lega, Matteo Salvini.

Già ieri Salvini era sbottato: "È impensabile tenere chiusa l'Italia anche per tutto il mese di aprile nel nome del buonsenso che lo contraddistingue - e soprattutto dei dati medici e scientifici - chiediamo al presidente Draghi che dal 7 aprile, almeno nelle regioni e nelle città con situazione sanitaria sotto controllo, si riaprano (ovviamente in sicurezza) le attività chiuse e si ritorni alla vita a partire da ristoranti, teatri, palestre, cinema, bar, oratori, negozi". 

Anche oggi il leader della Lega è tornato all'attacco, sui social, con la bordata al ministro della Salute Roberto Speranza che invece frena sulle riaperture: "Oggi è il 27 marzo. Se dopo Pasqua, fra dieci giorni, la situazione sanitaria in tante città italiane sarà tornata tranquilla e sotto controllo, secondo voi sarà giusto riaprire bar, ristoranti, scuole, palestre, teatri, centri sportivi e tutte le attività che possano essere riavviate in sicurezza? Secondo me sì. Correre con vaccini e terapie domiciliari, e appena possibile riaprire in sicurezza: il “sostegno” più utile e importante, è tornare al lavoro". 

 

Dal canto suo il ministro della Salute Roberto Speranza non ci pensa proprio alle riaperture: Siamo a 250mila iniezioni in 24 ore e dobbiamo fare ogni sforzo per arrivare a mezzo milione di somministrazioni. Lavorando uniti ce la faremo - ha scritto a sua volta il ministro su Facebook - Questa mattina a Latina ho ringraziato i carabinieri Nas Nucleo tutela della salute che nei giorni scorsi sono prontamente intervenuti con i controlli sugli stoccaggi dei vaccini. La campagna vaccinale è la priorità del Paese". 

La polemica del leader della Lega con il governo era esplosa ieri durante la conferenza stampa del premier quando i giornalisti avevano riportato immediatamente le dichiarazioni del segretario al presidente del Consiglio dandogli modo di rispondere (con humor) in tempo reale: "Che continuare a tenere chiuso sia pensabile o impensabile dipende esclusivamente dai dati a disposizione, le misure prese hanno dimostrato di non essere campate in aria. Riaprire è auspicabile, ma le decisioni si prendono in base ai dati", ha frenato subito Draghi. Del resto, ha chiarito  il premier, "Noi faremo un decreto ora sulla base dei dati disponibili oggi, ma continueremo a seguire questi dati, per cui vedremo come vanno, e non escludo cambiamenti in corsa perché effettivamente la situazione è così complessa che va monitorata giorno per giorno, settimana per settimana".

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