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Unione Europea, Pierluigi Paragone contro Ursula Von der Leyen: se l'Ue non è dei popoli ma delle multinazionali

Gianluigi Paragone
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Mi ha sorpreso l’attacco della senatrice Emma Bonino alla Commissione europea e alla sua presidente Ursula Von Der Leyen. Un giudizio severamente politico. Così come ho ascoltato pesanti j’accuse nei confronti di Bruxelles. Bene, proprio perché ritengo che la politica debba essere protagonista, avevo proposto al Senato una risoluzione con cui si impegnava il governo a chiedere ufficialmente le dimissioni della signora Von Der Leyen, la cui inadeguatezza e irresponsabilità sono palesi. Respinta, ha prevalso il solfeggio. Si tratta di una ulteriore copertura alle irresponsabilità di Bruxelles, esattamente come accadde quando a capo della Commissione c’era il lussemburghese Juncker e i suoi magheggi fiscali a favore delle multinazionali erano stati scoperti da pesanti inchieste.

Se è vero, come ha dichiarato il presidente Draghi in aula, che l’Europa ha definito l’emergenza Covid una sfida senza precedenti, allora le responsabilità devono avere nomi e cognomi. La Commissione europea ha smarrito completamente la rotta e prosegue nella sequela di errori. Il primo dei quali è tenere nascoste le negoziazioni con i colossi del farmaco. Big Pharma è più forte dell’Europa, perché l’Europa soffre una sudditanza nei confronti del potere multinazionale, dai vaccini al cibo! Stanno svendendo gli italiani e l’Italia, le sue tradizioni, la sua economia. Le nefandezze del Nutriscore non sono nient’altro che l’ennesimo tentativo di rompere l’eccellenza agroalimentare italiana, esattamente come volevano fare con il Ttip. Sullo strapotere di Big Pharma e sui segreti con la Commissione europea, ItalExit aspetta chiarezza da mesi, quella chiarezza che il ministro Speranza nega evitando di rispondere alle mie interrogazioni in merito.

Senza trasparenza non c’è democrazia. E se non c’è trasparenza di quali certificati digitali possono parlare? Prima di rilasciare pseudo-passaporti, devono portare in parlamento i contratti desecretati e gli allegati del caso. Altrimenti i loro lasciapassare saranno soltanto una arbitraria privazione delle libertà. Saranno l’ennesimo atto di forza del Leviathano neoliberista. L’Europa si confronti apertamente e abbia il coraggio di rimuovere i responsabili del fallimento più colossale vissuto dall’Europa. Una debacle che sta franando sull’economia reale e soprattutto sui nostri bambini, adolescenti e giovani. La chiusura delle scuole è il più evidente e drammatico shock in corso. Ci avevano raccontato che il successo della generazione Erasmus era il figlio felice dell’Europa. La depressione della Generazione Lockdown invece è orfana di responsabili, come le sconfitte.

E’ orfana perché il disegno dell’Unione europea mira alla destrutturazione del mondo reale, mina le relazioni sociali a vantaggio delle relazioni digitali incentivate dal PNRR. Il mondo dell’Europa è feudale, altro che moderno. La speranza di Draghi di aprire le scuole dopo Pasqua è già fallace nel presupposto: il governo deve aprirle, punto e basta perché non c’è relazione tra contagi e didattica in presenza. Basta con la Dad, stanno rovinando una intera generazione e stanno lasciando in una desolante solitudine le famiglie. L’Europa è dentro una guerra geopolitica dove i profitti delle multinazionali e le consulenze alle società, tipo McKinsey in Italia, vengono prima dei parlamenti e dei cittadini. L’Europa politica non c’è e di sicuro non può nascere con presidenti come Juncker o la Von Der Leyen. E’ ora di gettare la maschera e vedere se in Europa si governa per le multinazionali o per i popoli. Ieri ho dato una possibilità per farlo. Il governo Draghi e la sua maggioranza lo hanno respinto, tenendo in vita Ursula.
 

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