Mario Draghi striglia le Regioni: basta furbetti del vaccino
Mario Draghi chiede unità al Paese per sconfiggere la pandemia nel corso delle sue comunicazioni in Senato e alla Camera prima del Consiglio europeo che si tiene oggi. Ma il suo intervento che ribadisce le linee guida del governo sul piano vaccinale offre anche l'occasione per strigliare le Regioni che sulle somministrazioni dei sieri sono ancora in ritardo e soprattutto disallineate tra loro. Draghi inizia con la carota.
Sono state somministrate «quasi 170 mila dosi al giorno» nelle prime 3 settimane di marzo, «più del doppio che nei mesi precedenti e nonostante il blocco temporaneo di AstraZeneca». L'obiettivo resta quello di vaccinare mezzo milione di persone al giorno. A partire dalle categorie fragili e dagli anziani trascurati dalle regioni «in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale». «Per quanto riguarda la copertura vaccinale di coloro che hanno più di 80 anni - dice il premier - persistono purtroppo importanti differenze regionali, che sono molto difficili da accettare».
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Poi arriva la bacchettata: «Tutte le regioni devono attenersi alle priorità indicate dal ministero della Salute». Le affermazioni del presidente del Consiglio non sono gradite da molti presidenti di Regione. «Accuse generiche, faccia chiarezza a chi si riferisce», spiega uno dei governatori rimarcando la mancanza di dosi, la confusione sul vaccino AstraZeneca, i cambi di programma sulla necessità di rivolgersi prima ai servizi essenziali e poi alle fasce d'età. «Il vaccino Moderna a noi arriva con il contagocce», dice un altro presidente di Regione. «Che sia colpa delle regioni proprio no», replica Zaia, «Se ci sentiamo chiamati in causa? Assolutamente no», risponde Giani. «Smettiamola con lo scaricabarile che ho visto un po' troppo accentuato in questi giorni», rilancia Toti. La mano tesa dell'esecutivo c'è. «Il governo attraverso il Commissario per l'emergenza segue con la massima attenzione tutto quello che succede a livello nazionale ed è pronto in ogni occasione ad offrire il massimo supporto», conferma il ministro Speranza.
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L'aula di palazzo Madama consegna al premier diversi applausi, ma quello più forte arriva sul passaggio relativo alle riaperture: «Mentre la campagna vaccinale procede è bene pensare di pianificare le riaperture. Se la situazione epidemiologica lo permette cominceremo a riaprire la scuola in primis e almeno le scuole primarie e dell'infanzia anche nelle zone rosse allo scadere delle attuali restrizioni, speriamo subito dopo Pasqua», dice il premier ripetendo sue volte la parola «speriamo». Draghi ripete che tornerà a chiedere ai leader Ue una posizione forte dell'Unione verso le aziende che producono i vaccini: «Dobbiamo esigere dalle case farmaceutiche il pieno rispetto degli impegni contrattuali», chiedendo a Bruxelles di usare tutti gli strumenti disponibili, incluso il Regolamento per l'esportazione dei vaccini, approvato il 30 gennaio, che consente ai paesi di bloccare l'export fuori dall'Ue e sottolineando che l'Europa deve investire sulla capacità produttiva di vaccini in Europa. Oggi sarà un tema di discussione a Bruxelles.
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