incontro a porte chiuse
Piani clamorosi sul vaccino, ci toccherà Pfizer per tutta la vita
Ecco perché il vaccino Pfizer tarda ad arrivare in Italia come in Europa. Le dosi negli Usa ci sono, e sono ben più di quelle previste nei contratti con il governo americano: si è in sovra-produzione. Il trasporto è perfino meno complicato di quel che si immaginava, perché le nuove dosi prodotte non hanno più bisogno di quella complicata e rigida catena del freddo: resistono 5 giorni in un frigo di casa e due settimane nel freezer casalingo. Con un po’ di ghiaccio secco affrontano il trasporto e poi possono restare ben sei mesi in freezer a bassissima temperatura.
Ma le dosi arrivano con il contagocce perché la multinazionale è già sicura che in Usa come da noi e nel resto del mondo sarà necessario un terzo richiamo per fare fronte al moltiplicarsi delle varianti del virus. Non solo: ma dal 2022 il vaccino anti-Covid diventerà di routine come quello anti influenzale. E potrà finalmente essere venduto a prezzo di mercato, facendo lievitare gli utili dell’azienda. Tutte queste non sono indiscrezioni, ma i contenuti di un incontro a porte chiuse avuto nella prima metà di marzo dai massimi dirigenti della Pfizer Inc. con investitori finanziari. Doveva restare riservato, ma la sbobinatura integrale è stata allegata alla documentazione depositata da alcuni azionisti di minoranza che hanno motivazioni «etiche» (chiese e onlus battiste) per dare battaglia nella prossima assemblea societaria del 22 aprile.
Ecco le clamorose rivelazioni della Pfizer. È l’11 marzo, e sulla piattaforma zoom alle 18,15 ora di New York si aprono i lavori della terza giornata della "Conferenza globale sulla sanità" organizzata dalla Barclays. È un momento molto atteso dagli analisti e investitori finanziari collegati, perché è l’ora di un’azienda chiave nella lotta al coronavirus: la Pfizer, la prima ad avere lanciato con i partner tedeschi di BioNTech il vaccino a Rmna che sta proteggendo ora dal virus la gran parte degli americani e anche una parte minore degli europei, beffati dall’azienda fornitrice che non sta rispettando i patti di consegna sulle dosi. Ma la platea lì non è interessata alle questioni politiche: cerca di capire il business e quanto può crescere in questa condizione il titolo Pfizer, che è quotato alla borsa americana. Non li deluderanno i due top manager dell’azienda pronti a rispondere ad ogni domanda e anche a svelare cose che davanti a un pubblico indistinto e alla stampa probabilmente non avrebbero detto.
In collegamento ci sono infatti Frank A. D’Amelio, direttore finanziario e vicepresidente esecutivo della fornitura globale della multinazionale farmaceutica e Charles E. Triano, vicepresidente senior con delega alle relazioni con gli investitori. Non li deluderanno. Perché intanto focalizzano cosa abbia voluto dire per il gruppo il vaccino anti-Covid: un balzo del fatturato 2021 di 15 miliardi di dollari, e un aumento dell’utile al netto delle tasse di 3,75 miliardi di dollari. Il guadagno netto ottenuto vendendo il vaccino a un prezzo medio di 19,50 dollari a dose, che secondo loro sarebbe proprio per le esigenze della pandemia un «prezzo politico». Mica male un aumento dell’utile netto per azione del 38% per una operazione che quasi veniva percepita senza ritorno e una vendita che troppe volte è stata interpretata a «prezzo di costo». Ma D’Amelio si spinge oltre rispondendo alle domande del moderatore della Barclays. E fa capire che il futuro anche prossimo potrebbe essere ancora più roseo per la Pfizer. Fornendo notizie e anticipazioni utili per tutto il resto del mondo, anche se probabilmente non verranno accolte in un momento così tragico con battimani. Anzi. La prima cosa che dice D’Amelio è che per Pfizer tutte queste varianti del virus potrebbero trasformarsi presto in una grande opportunità di business. Prima tranquillizza: «Con il nostro partner, BioNTech, non abbiamo visto prove che suggeriscano una perdita della protezione che fornisce il nostro vaccino con le varianti conosciute». Poi però aggiunge che fino ad oggi le varianti note più comuni sono quella inglese, quella sudafricana e quella brasiliana. Ma che inevitabilmente il virus muterà e queste si moltiplicheranno. «Stiamo discutendo negli Stati Uniti e con vari governi la necessità di inoculare una terza dose del nostro vaccino, un richiamo, per allungare la durata della immunità e aumentare l’efficacia contro queste varianti emergenti del virus». Nuovo business, nuovo fatturato, nuovi utili. «Quindi forniremo continui aggiornamenti sui nostri ricavi Covid e sulle prospettive finanziarie».
Dunque dobbiamo sapere da una riunione a porte chiuse sui guadagni di Pfizer che probabilmente la campagna vaccinale in corso anche in Italia sugli ultraottantenni avrà bisogno già quest’anno di una terza dose del vaccino Pfizer più protettiva anche contro le varianti. Perché in Europa tutto tace. Ma sempre da questo incontro veniamo a sapere che questo vaccino è profondamente cambiato da quando è stato annunciato, anche sulle caratteristiche principali della conservazione (vi ricordate il problema dei frigoriferi speciali a - 80 gradi?). Ora - spiega D’Amelio - «possiamo conservare il nostro vaccino in un normale congelatore, il tipo di congelatore che hai a casa per 2 settimane. Questo in aggiunta a quello che abbiamo detto in precedenza: potrebbe essere conservato in un normale frigorifero, del tipo che hai in casa, per 5 giorni».
Ottimo, fossero arrivati in Europa e in Italia come era stabilito nei misteriosi contratti siglati dalla commissione Ue con Pfizer. Ma sono tutti in ritardo, e ci hanno detto che questo è avvenuto per insufficienza della rete produttiva: non si riesce a stare dietro alla produzione delle dosi richieste. Non è vero. Ma anche questo lo possiamo apprendere in questa conferenza virtuale a porte chiuse. I vertici di Pfizer hanno spiegato di avere chiuso molti contratti di sostanziale «franchising» produttivo, e i risultati già si stanno vedendo. «Inizialmente», spiega sempre il Cfo di Pfizer, «dovevamo consegnare 100 milioni di dosi al governo degli Stati Uniti entro la fine di marzo. Adesso siamo a 120 milioni. Avremmo dovuto fornire 200 milioni di dosi entro la fine di luglio. Ora consegneremo quei 200 milioni di dosi entro la fine di maggio. E ora consegneremo 300 milioni di dosi, rispetto ai 200 milioni, entro la fine di luglio, e ovviamente stiamo cercando anche di accelerare ulteriormente questo processo. Per l'intero anno, inizialmente avevamo detto che pensavamo di poter fare 1,3 miliardi di dosi. Ora siamo a 2 miliardi di dosi. E ovviamente, stiamo lavorando per migliorare anche questo numero».
Dunque c’è una sovra capacità produttiva negli Usa, ben oltre i bisogni di quella popolazione, ma in Europa arriva molto di meno. Perché? Immaginiamo che i contratti non fossero così stringenti e le penali evidentemente inesistenti. Ma c’è anche un altro tema, tutt’altro che secondario che salta fuori da questo meeting: Pfizer si è dovuta piegare a quelle che considera le «esigenze pandemiche», che le avrebbero imposto quel «prezzo politico» che con il vaccino Rmna le ha fatto guadagnare "solo" 3,75 miliardi di dollari sui 15 miliardi di dollari di fatturato extra dovuto al Covid. Ma dal 2022 quel vaccino bisognerà farlo sia pure in una sola dose a tutto il mondo anche dopo che si sarà spento il clamore «pandemico», e quindi diventerà «endemico» e dovrà essere venduto a prezzo libero: quello che farà il mercato, con prospettive di guadagni stellari. Ancora D’Amelio agli investitori: «In base a tutto ciò che abbiamo visto fino ad oggi, riteniamo che stia diventando sempre più probabile che abbia luogo una rivaccinazione annuale. Molto probabilmente una singola dose (...) Ora in termini di prezzi, fammi vedere se riesco a colpire (...) Ciò in cui crediamo, ciò in cui credo è che mentre passiamo da una situazione pandemica a una situazione endemica, le normali forze di mercato, le normali condizioni di mercato inizieranno a prendere piede. Quindi chiaramente, molto di più nel futuro. Sarà un’opportunità da qui in poi per noi». Il duo spiega anche la carta segreta che sfodereranno entro fine anno: un vaccino anti-influenzale ad ampio spettro basato sulla stessa tecnica rmna. Secondo Pfizer sarà la carta vincente entro il 2022 in grado di sbaragliare la concorrenza. Vendendo l’accoppiata dei vaccini anti-covid e anti-influenza gli utili faranno davvero bingo.