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Boldrini femminista a parole, così umilia la colf

Francesco Storace
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E adesso Laura Boldrini. C’era una volta la colf di Roberto Fico. Con tanto di accuse di pagamento in nero. Se ricordiamo bene, quella storia si concluse in tribunale con la querela alle Iene. Ma il presidente della Camera perse. Non sappiamo se poi ci furono ulteriori sviluppi. Ora tocca a lei, la Boldrini, subire la gogna per questioni legate ai suoi rapporti - che paiono piuttosto sbrigativi – con la sua colf e la sua assistente parlamentare, entrambe donne appunto, entrambe ex. L’ex presidente è messa in mezzo da un articolo di Selvaggia Lucarelli, che quando non blocca sui social chi polemizza con lei, scrive raccontando notizie. E ieri ha svelato al Fatto quello che dice di aver scoperto su donna Laura. Gettando brutte ombre sulla paladina dei diritti delle donne e degli immigrati. Che avrebbe sfruttato due donne, una delle quali immigrata moldava.

 

 

Una storia che ha portato il compagno Marco Rizzo ad asfaltarla su twitter in maniera abbastanza brutale. «#Boldrini: una che vuole esser alla pari con gli uomini. Per fare il padrone». Si vogliono un sacco di bene. In pratica la colf moldava ha fatto causa perché l’onorevole le voleva decurtare lo stipendio facendola lavorare in aggiunta anche il sabato. Pagare meno, lavorare di più il nuovo slogan. La moldava si è rivolta al patronato, la Boldrini deve decidere se versare o no tremila euro. Più complessa ancora la storia di Roberta, l’assistente parlamentare, definita da uno che la conosce benissimo, «una compagna vera di Lodi...e conosco lei...io sono figlio del popolo se devo scegliere una verità tra una ragazza con tre figli con la schiena dritta e lei mi spiace ma non ho dubbi», afferma chi viene dalla medesima storia politica.

 

 

Ovviamente, abbiamo cercato Laura Boldrini, che ha letto il nostro messaggio, e abbiamo atteso un suo riscontro. Perché non sempre va preso per oro colato quello che pubblicano i giornali, e va offerta la possibilità di replica. A noi, l’ex presidente della Camera non ha rilasciato dichiarazioni, il che non vuol dire automaticamente che sia «colpevole». Ma così rafforza semplicemente le voci malevole, soprattutto a sinistra, dove non ha esattamente molti amici pronti a sacrificarsi per lei. Ed è una storia che se è vera non le lasciano nemmeno un posto sulla Ong più vicina. Negli ambienti della sinistra non vogliono parlare pubblicamente di una «brutta storia», definendola in alcuni casi «molto probabile». Praticamente l’hanno lasciata sola, nessuno si è spinto a giurare sulla correttezza comportamentale della Boldrini. Se si tratta di una invenzione, dovrà denunciare la Lucarelli e le due signore in questione. Per il buon nome della politica, siamo portati ad auspicare che non si sia svolta come è stata raccontata questa storiaccia. Anche perché Laura Boldrini ha passato la sua stagione parlamentare a stracciarsi le vesti per gli immigrati e certo quello ius soli che pure lei rivendica, è dubbio che possa attuarsi? Sarebbe un modello di integrazione assolutamente creativo. Così come apparirebbe davvero imbarazzante quello che viene attribuito alla sua ex assistente, che le aveva chiesto – durante la pandemia – di poter lavorare in smart working. No, secondo il suo racconto, le doveva andare a comprare anche trucchi e pantaloni, o assistere chi visitava la casa sfitta di Roma della Presidente, altro che lavoro parlamentare. «Tutti i giorni scrive post sui bonus baby-sitter o sui migranti in mare – dice Roberta - poi però c'erano situazioni non belle in ufficio. O capricci assurdi, in piena notte magari chiamava urlando».

Abbiamo aspettato invano un riscontro dalla Boldrini, quasi immaginando che quelle due gliele possa aver infiltrate in casa Matteo Salvini. Ma a quanto pare non si riesce a capire se quello che ha spifferato Selvaggia Lucarelli sia vero o no. Qualcuno (o qualcuna) si dovrà inginocchiare per due donne mortificate o per una ex presidente dileggiata. Noi aspettiamo di conoscere la verità. Non possiamo davvero essere partigiani...

 

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