guerra delle dosi
In Toscana meno fiale agli over 80. I vaccini vanno a pm, avvocati e politici
La Toscana di Eugenio Giani è l’ultima regione italiana ad avere dato almeno una dose Pfizer o Moderna a chi ha più di 80 anni: ha vaccinato solo il 27,8% di quella platea che è quella più colpita dalla letalità del coronavirus e complessivamente ha immunizzato solo il 5,3% degli ultraottantenni erogando loro anche la seconda dose entro tre settimane secondo le istruzioni di Aifa ed Ema. In compenso è la prima regione italiana per vaccini dati indipendentemente dall’età a magistrati, cancellieri di tribunale e avvocati: categorie che si sono auto-elette «servizio essenziale per il paese», come hanno tentato di fare per altro altri ordini professionali senza però ottenerlo.
Naturalmente in quella platea di fortunati della casta giudiziaria si è infilata buona parte della casta politica: consiglieri regionali e perfino parlamentari che nei ritagli di tempo esercitavano anche la professione di avvocato. In Toscana per altro chiunque ha potuto infilarsi di straforo lo ha fatto come ha dimostrato un eloquente reportage di Filippo Roma delle Iene. E nelle ultime 24 ore è balzato agli onori della cronaca travolto dalle polemiche anche un giornalista del Fatto quotidiano, Andrea Scanzi, che si è fatto inserire all’ultimo minuto fra i «panchinari» del vaccino per ottenere una delle dosi in eccesso della giornata qualificandosi come «caregiver» di due genitori fragili.
Quindi la Toscana ha vaccinato tutti, anche gli amici degli amici, meno quelli che ne avevano più bisogno perché senza vaccino rischiano di morire più di ogni altro. È la Regione modello di tutto quello che non si sarebbe dovuto fare: il simbolo dell’Italia dei furbetti, dei potenti e dei prepotenti. Ma anche la prova provata che non si può lasciare le Regioni fare quel che vogliono, fosse anche gareggiare fra loro in virtù come avevano provato a fare all’inizio di una stupida gara scatenata a gennaio dalla irresponsabilità di chi guidava il Paese (Giuseppe Conte) e dalla assurda amplificazione mediatica voluta dal suo comunicatore Rocco Casalino. Mario Draghi che ha rivoltato come un calzino quella macchina infernale che univa la coppia al comando a Domenico Arcuri, ha detto in ogni modo che le vaccinazioni debbano seguire un solo calendario: dopo avere sostanzialmente concluso quello sugli operatori sanitari, in primo piano i più fragili per salute e poi criterio anagrafico a scendere per classi di età che statisticamente sono anche classi di mortalità.
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Non è così difficile da capire che bisogna salvare prima di tutto chi rischia di morire, e non chi si ritiene più necessario - a torto - al funzionamento del paese. Anche le varie categorie per altro rientreranno per classi di età nel piano vaccinazioni: un magistrato anziano se prende il virus rischia come i suoi coetanei di non farcela. Un suo collega trentenne o quarantenne ha quel rischio ridotto o quasi inesistente. Anche loro dovrebbero capire e fare un passo indietro. Ma siccome questa coscienza non pare esistere, è meglio che il premier non faccia conto sulla sua autorità politica o morale, ma usi il pugno di ferro, sospendendo temporaneamente poteri altrui per fare giustizia come è doveroso rendendo uguale tutta Italia, togliendo la terra sotto i piedi dei furbetti.