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Open Arms, la richiesta di processo a Salvini basata sul pregiudizio politico

Andrea Amata
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La Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio del leader della Lega Matteo Salvini per i reati di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio. L'accusa imputa all'ex ministro dell'Interno di avere illegittimamente negato lo sbarco a 147 migranti soccorsi dalla nave della Ong Open Arms. I fatti contestati risalgono al periodo di agosto 2019 quando l'ex titolare del Viminale adempieva ad una legge dello Stato e ad una volontà politica ratificata dagli elettori.

I magistrati, dal bunker del carcere l'Ucciardone di Palermo, contestano a Salvini una condotta criminale come fosse un sequestratore che comprime le libertà personali a scopo di estorsione. Per logica, la vittima di un sequestro non dovrebbe avere la disponibilità di alternative essendo obbligato a rimanere vincolato in un luogo. Eppure, la nave della Ong spagnola Open Arms, durante i giorni in cui stazionava senza autorizzazione nelle acque marittime italiane, rifiutava il porto sicuro nelle isole Baleari concesso dalla Spagna e osteggiava il trasbordo dei migranti affinché fossero trasferiti nello Stato iberico. Dunque, Open Arms godeva della facoltà di scegliere itinerari di navigazione per condurre in sicurezza i suoi ospiti, ma l'ostinazione con cui ha respinto le soluzioni prefigurategli non può tramutarsi in un reato da ascrivere al leader del Carroccio che operò nel perimetro delle leggi all'epoca vigenti e in sintonia di un indirizzo politico "collegiale".

Tanto è vero che i meriti di quella politica di lotta agli sbarchi clandestini, con la riduzione delle partenze e il conseguente decremento dei morti in mare, vennero più volte avocati dagli ex colleghi di maggioranza di Salvini. Sulle richieste di rinvio a giudizio è intervenuto l'avvocato della difesa, Giulia Bongiorno, con parole che chiariscono la contraddizione concettuale fra l'ipotesi di reato sul sequestro di persona, che presuppone un impedimento, e la realtà dei fatti che illustra un'autogestione del natante con "licenza" di violare la legge. Così la Bongiorno:«Da tutti gli atti emerge che la nave della Ong catalana aveva più opzioni: la Spagna, Malta, ma non le volle. È come se io fossi chiusa in una stanza e restassi dentro nonostante avessi delle uscite, solo perché le uscite non mi piacciono. Potremmo parlare di sequestro?». "Evidentemente no" verrebbe da rispondere alla domanda retorica del legale dell'ex ministro. 

Matteo Salvini, intervenendo all'uscita dell'aula bunker di Palermo, ha dichiarato:«Io sono felice. Sono un italiano felice di aver fatto il suo lavoro, di aver protetto vite, dignità e confini, di aver svegliato l'Europa, e se ne devo pagare, subire personalmente e penalmente le conseguenze lo faccio con orgoglio a testa alta. Poi lascio che siano i giudici a giudicare se un ministro che ha difeso il suo paese rispettando le leggi merita 15 anni di carcere o se lo merita chi ha messo a rischio le vite delle persone. Sono l'imputato più tranquillo sulla faccia della Terra».

E ai più appare, con sempre maggiore convinzione, che l'unico sequestro in corso stia agendo sulla razionalità con una vicenda giudiziaria costruita sul pregiudizio politico.

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