europeisti ed euromani
Meglio il "parla come magni" del politicamente corretto
La differenza tra europeisti ed euromani sta tutta in un glossario. Dovrebbero farne poltiglia nell’emiciclo di Strasburgo: strappare davanti agli occhi e alla poltrona di David Sassoli l’incredibile dizionario del politicamente corretto. La denuncia su una robaccia irricevibile viene da una deputata europea della Lega, Simona Baldassarre, che ha messo a nudo i preoccupanti suggerimenti («evitare-preferire») contenuti nel Glossario per la «comunicazione interna ed esterna», pubblicato dal Parlamento dell’Unione.
Non inorridite, leggete e fate il contrario di quel che vi suggeriscono sulle parole da evitare e quelle da preferire. Piazza d’onore ovviamente a padre e madre: parolacce da evitare, l’Europa preferisce «genitori», sarà più facile aggiungere i numeretti uno e due. C’è la «spiegazione»: «È importante riconoscere la diversità a livello della composizione familiare». Il matto non è matto, ma solo «una persona con disabilità psichico-sociale», e ti pareva che la colpa non fosse sempre del «contesto». Non sei cerebroleso, ma sei una «persona con lesione cerebrale». Cerebrale, non celebrare.
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E le «note» a margine spiegano pure come si campa. «Non bisogna adottare un linguaggio o un atteggiamento pietisti», tipo «povero infelice, poverino, ha una disabilità». L’Europa ci spiega che non è corretto e bisogna «porre l’accento sugli ostacoli posti dalla società». La prossima edizione del manuale vieterà anche una carezza solidale. Se vuoi cambiare sesso, non devi parlare dell’operazione a cui vuoi sottoporti. Da ora in avanti si dovrà fare riferimento alla «chirurgia affermativa di genere». E occhio a non confonderti con l’orientamento sessuale. La parola d’ordine è «l’identità di genere» che vuol dire - spiega il prezioso manuale scovato dalla Baldassarre - «la percezione di sé come uomo o come donna o in una condizione non definita». Chissà come si vestirà domattina quello/a dell’agenzia delle entrate per accalappiarci meglio. «Qual è il suo nome vero?», una domanda che potrebbe diventare un reato. Per non incorrere in peccati penale meglio parlare di «nome assegnato».
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Quello che un tempo si definiva «negro» adesso ha un’infinità di traduzioni «corrette»: «Afrodiscendente, nero, afroeuropeo, africano europeo, nero europeo, afrocaraibico, nero caraibico, afroitaliano». E poi di corsa in farmacia per il mal di testa. Il clandestino diventa un «migrante irregolare». Ovviamente non sempre può andare liscio incontrando l’altro. E in quel caso il glossario suggerisce di «chiamare le persone con il termine che preferiscono. Nel dubbio chiedere». Monsieur. Siamo al galateo. E soprattutto «non generalizzare eccessivamente facendo riferimento ad "africani" o "arabi"». E se non li chiamassimo proprio? Una persona bassa di statura è giusto non definirla «nana». L’Europa esagera un po’, però, definendola «persona con acondroplasia». E tantissime altre perle del genere.
Chissà quanto costano questi consulenti sciupasoldi a cui si commissionano lavori di tal fatta. Ci sarebbe una modalità gratuita da suggerire ai «tecnici» di Sassoli: parla come magni.
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