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M5S aspetta Enrico Letta, intesa stabile con il nuovo segretario del Pd. Ma il clima è teso

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Dopo gli scossoni della crisi di governo, il quadro politico inizia a ricomporsi nei partiti dell'ex maggioranza rossogialla. Il Movimento 5 Stelle, che ormai ha affidato a Giuseppe Conte il compito di tracciare il futuro, seguendo le linee guida di Beppe Grillo, ha aperto la strada. Ora aspetta le mosse dell'alleato principale, il Partito democratico, che domenica dovrebbe eleggere Enrico Letta come successore del dimissionario, Nicola Zingaretti. Una scelta che il corpaccione pentastellato percepisce "in linea" con la politica messa in campo dalla segreteria uscente, anche se un po' troppo 'sovrapponibile' con lo stand di Conte. Ma a favore dell'ormai ex docente della 'Sciences-Po' di Parigi giocano gli ottimi rapporti con alcuni big M5S, ad esempio con Luigi Di Maio sono ottimi. Dai pianti alti del Movimento, però, non ci sarà alcun commento ufficiale prima dell'assemblea nazionale di domenica prossima, ma soprattutto prima che si sia una proclamazione.

Una questione di cortesia istituzionale, ovviamente, ma alla vigilia dell'assise democrat, fonti qualificate M5S fanno sapere che "nei confronti di Letta c'è il riconoscimento di una figura con capacità di equilibrio, chiarezza e rettitudine, cosa non troppo frequente nel panorama politico" attuale. Un mood molto positivo, testimoniato anche dalle parole del presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, il pentastellato Giuseppe Brescia che augura "buon lavoro ad Enrico Letta" via Twitter. Aggiungendo: "Auspico che si continui nel solco tracciato dal suo predecessore per rinsaldare il percorso comune. Noi ci saremo con le nostre proposte e i nostri valori". Sulla stessa lunghezza d'onda anche Sergio Battelli: "Sono convinto che dialogo, rispetto e condivisione siano alla base di un grande progetto di rinnovamento interno e di raccordo con le altre forze politiche - scrive suoi suoi canali social il presidente della Commissione per le Politiche dell'Ue di Montecitorio -. Forti delle proposte che verranno riprendiamo il percorso comune per costruire il futuro del Paese".

Che il file rouge tra Cinquestelle e Pd sia ancora saldo lo dimostra l'entrata di Roberta Lombardi e Valentina Corrado nella giunta di Zingaretti in Regione Lazio. Nel solco della Transizione ecologica, delega affidata proprio all'ex deputata, tra i primi a sostenere la necessità di un'intesa più stretta tra le due forze politiche. E che adesso potrebbe diventare strutturale, magari per le prossime amministrative. Magari a Roma: "Penso sia possibile che quelle forze politiche con un progetto per la Capitale, ognuno con il suo candidato, possano fare delle primarie aperte", dice Lombardi. Che non esclude affatto Virginia Raggi, anzi: "Non vedo perché la sua presenza possa mettere in discussione questa idea, ma serve la volontà di tutte le forze politiche".

Sarà, però, difficile da far digerire a quella parte di attivisti che non riesce proprio a mandare giù l'alleanza con il Partito democratico, neanche dopo un anno e mezzo. Il clima è teso, lo si capisce perfettamente dagli affondi della consigliera regionale del Lazio, Francesca De Vito, contro Vito Crimi: "Rappresenterò tutti i territori che stanno gridando il loro no allo strapotere del Pd al quale voi avete aperto le porte e steso il tappeto rosso", scrive sulla pagina Facebook del Movimento. Ma il malumore sarà 'visibile' lunedì pomeriggio, durante il sit-in di protesta convocato dal 'Coordinamento Parola agli attivisti' davanti alla Regione Lazio. Sempre se non arrivi la 'zona rossa' a risolvere.

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