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Casalino choc contro il Pd. Con i Dem finisce in rissa

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Paolo Zappitelli
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Un partito «tossico» dentro il quale ci sono «cancri che lo distruggono». È l’uno-due arrivato ieri in faccia al Pd. Il primo da Matteo Santori, leader delle Sardine, il secondo da Rocco Casalino, ex portavoce di Giuseppe Conte. È sicuramente il secondo quello che ha fatto più male. «Ci sono alcune persone del Pd che sono straordinarie come Zingaretti e anche Franceschini che ho conosciuto - ha detto Casalino intervenendo alla trasmissione su Raiuno "Oggi è un altro giorno" - E poi ci sono alcuni cancri che riescono a distruggere il bello del Pd. Bisognerebbe estirpare questi cancri. Forse ho usato un’espressione sbagliata, diciamo questi elementi negativi».

 

 

Ma la piccola retromarcia finale non è bastata ad arginare il diluvio di critiche che gli sono arrivate da via del Nazareno. «Casalino offende il Partito democratico, ci insulta e dimostra disprezzo per il nostro dibattito interno - scrive su Twitter il capogruppo del Pd al Senato Andrea Marcucci - Vorrei capire se esprime sue opinioni personali o se parla a nome del M5s o a nome del professor Conte. Cancro da lui evocato, misura della sua cultura politica». «Finché con il voto al governo Conte il suo lauto stipendio veniva garantito non c’era nessun "cancro da estirpare" nel Pd - attacca la deputata Alessia Morani - Quando parla del mio partito Casalino si sciacqui la bocca». Nel dibattito interviene anche Matteo Orfini che nei Dem rappresenta l’area dei Giovani Turchi, quelli più ostili alla segreteria di Nicola Zingaretti: «Secondo il portavoce del presunto punto di riferimento di tutti i progressisti, nel Pd ci sono "cancri da estirpare". Direi che possiamo considerare questa garbata esternazione la chiusura di una stagione piuttosto infelice. E magari cominciare a ricostruire senza subalternità».

 

 

E alla fine sono arrivate le scuse di Casalino: «Mi sono già scusato in diretta per la mia frase che è stata oggettivamente infelice, soprattutto per l’espressione usata. Ciò che volevo dire è che il Pd è una comunità fatta di tante persone straordinarie come Zingaretti e tanti altri che ho avuto modo di conoscere di persona. Ma che al suo interno, purtroppo, ci sono alcune persone che lavorano per distruggere ciò che tutti gli altri costruiscono con fatica e sacrificio, che per una mera lotta di potere minano il concetto più nobile del fare politica. Ad ogni modo mi scuso ancora per l’espressione usata». Mattia Santori, il leader delle Sardine, in un’intervista a «Repubblica» è tornato invece sull’addio di Nicola Zingaretti: «Le dimissioni sono state un grido di aiuto. Noi abbiamo risposto. Il Pd ha un marchio tossico». A stretto giro è arrivata la presa di posizione di Valentina Cuppi, presidente dell’assemblea Pd: le parole del leader delle Sardine sono «un’offesa a tutta la comunità del Pd e non è per nulla costruttivo, è solo distruttivo. Continueremo ad ascoltare e ad essere aperti al dialogo, nella consapevolezza di un cambiamento necessario, ma in maniera costruttiva e nel rispetto di tutte e tutti».

Sullo sfondo resta la discussione per scegliere, domenica, il nuovo segretario. Sempre che Nicola Zingaretti non ci ripensi. Una parte del Pd sta sondando Enrico Letta perché eventualmente accetti quell’incarico e traghetti i Dem verso il congresso. Ma chi lo ha sentito spiega che l’ex premier resta molto cauto, preferendo restare fuori dai giochi. Solo in caso di una richiesta pubblica da parte di tutto il partito, avrebbe spiegato, accetterebbe. Anche perché Letta è convinto che quelle di Zingaretti non siano affatto dimissioni irrevocabili. E che alla fine sarà proprio lui a sfruttare l’acclamazione dell’assemblea per restare segretario.

 

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