Lega, sì a Viktor Orban no al Ppe. Parla il leghista europeo Marco Zanni
"Un nostro possibile ingresso nel Ppe non mi pare all'ordine del giorno. Tra l'altro, le nuove regole approvate dal Ppe rendono più difficile e macchinosa l`adesione di nuovi partiti". Lo dice il leghista europeo Marco Zanni, presidente del gruppo Identità e democrazia, in un'intervista al Corriere della Sera, dopo lo strappo di Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orbán, che ha lasciato i popolari europei: "E' una chiarificazione che attendevamo da tempo". "Mi sembra più interessante capire, di qui in avanti, quale sarà l`atteggiamento del parlamento nei confronti di una forza come la Lega, che sostiene il governo di una personalità della massima credibilità nell'Ue. Speriamo che finisca che questa cosa indegna e antidemocratica che chiamano il cordone sanitario", si augura il leghista. "Tutti sappiamo che il Ppe ha un'anima più conservatrice e un'anima più di sinistra. Ora, sembra che si sia usciti dal dubbio: i popolari europei hanno appunto deciso per un percorso più vicino alla sinistra. E dunque, per il Ppe ci potrebbero essere traumi collaterali".
Poi Zanni spiega che l'eventuale adesione di Orban all'Ecr, i conservatori e riformisti al cui interno prende posto Fdi di Giorgia Meloni non muterà gli assetti a Strasburgo: "Forse Ecr avrebbe un parlamentare in più" di noi di Id. "Noi - conclude Zanni - speriamo che ci sia la possibilità di lavorare insieme per costruire un`alternativa a questo Ppe".