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Nicola Zingaretti, guerra nel Pd: perché l'assemblea dem potrebbe respingere le dimissioni

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La notizie delle dimissioni di Nicola Zingaretti ha spiazzato tutti, compresi i suoi fedelissimi all’interno del Partito Democratico. La decisione di rimettere il mandato di segretario del partito di centro-sinistra ha scatenato già numerose reazioni, ma la vicenda sembra non essere assolutamente finita qui. Il 13 e il 14 marzo è già stata convocata l’assemblea nazionale e in quell’occasione potrebbero essere respinte le dimissioni dell’attuale presidente della Regione Lazio.

 

 

La notizia è stata lanciata dal portale Dagospia, che traccia altre due possibili strade alternative dopo la decisione di Zingaretti: oltre a non accettare quanto annunciato oggi con un lungo post su Facebook, all’interno del Pd si potrebbe percorrere la via dell’elezione di un nuovo segretario oppure quella di votare un reggente che resti in carica fino al congresso, la cui eventuale data non è stata ancora fissata.

 

 

“Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid” ha duramente accusato i suoi Zingaretti, che proprio in occasione della convocazione dell’assemblea di metà marzo aveva detto: “Dobbiamo aprire una discussione sul futuro dell’Italia, il ruolo del Pd dopo la formazione del governo Draghi e quanto ci aspetta nei prossimi anni. E’ il tempo di una rigenerazione del Partito democratico. Io voglio un Pd dai contenuti chiari e a vocazione maggioritaria, cioè che lavora nell’interesse del Paese, ma che non si deve ridurre a forza di testimonianza, ma che attorno alle proprie convinzioni costruisce alleanze e non si limita solo a testimoniare nostra o la mia storia, non è questa la nostra o la mia visione”. Oltre al destino di Zingaretti resta da capire come si muoverà Stefano Bonaccini, che è spinto dalla corrente degli ex renziani come futuro segretario.

 

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