Minniti e gli altri: metti il Pd nel curriculum, arriverai ovunque
L'ex ministro dell'Interno a Leonardo. Ed è solo l'ultimo di tanti casi: così il Nazareno funziona da ufficio di collocamento (di lusso)
Una volta era il partito del popolo. Una volta, appunto. Da un po' di tempo, però, il Pd è diventato la creatura politica più amata dalle élite. E a dimostrarlo non c'è solo il flusso dei dati elettorali, che dimostra come i Dem godano di consensi importanti ormai quasi esclusivamente nelle "ztl" delle grandi città. Ma anche e soprattutto quel continuo fenomeno delle porte girevoli tra il partito e i bastioni del capitalismo italiano e internazionale. Insomma, essere oggi un esponente del Pd, ancora meglio se un suo parlamentare, rappresenta la carta migliore da giocarsi sul curriculum. Come minimo si finisce a guidare una banca.
L'ultimo caso riguarda l'ex ministro dell'Interno Marco Minniti. E' notizia di oggi, infatti, l'uscita dal Parlamento dell'uomo che prese il posto al Viminale dell'evanescente Angelino Alfano e che presto si accomoderà alla presidenza di "Med-Or" - dal Mediterraneo allargato fin sotto il Sahara (Med), fino al Medio ed Estremo Oriente (Or) - la neonata fondazione di Leonardo.
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Ora, niente da dire sulle capacità di Minniti e sul fatto che, in base alle sue esperienze, sia probabilmente la persona migliore per guidare un'organizzazione di questo tipo, dagli enormi interessi geopolitici ed economici. Il problema, semmai, è che quella di Minniti è solo l'ultima fuga dal Parlamento - o meglio, dal gruppo parlamentare del Pd - per accomodarsi su poltrone di grande prestigio. Per dire: ancora non si sono placate le polemiche per l'addio di Pier Carlo Padoan alla Camera per accomodarsi alla guida di Unicredit, con tutti i conflitti d'interesse che si configurano visto che si sta pur sempre parlando di un ex ministro dell'Economia che sulle banche ha preso decisioni non di second'ordine.
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Basta riavvolgere il nastro per ricordare di come a legislatura in corso se ne sia andato pure Maurizio Martina per diventare addirittura vicedirettore della Fao. Mentre è bastato mandare la Lega all'opposizione con il ribaltone giallorosso per vedere i Dem issarsi su alcune delle poltrone più importanti a livello continentale: Paolo Gentiloni è diventato il commissario agli Affari Economici di Ursula von der Leyen e David Sassoli il presidente dell'Europarlamento. Il tutto senza aver conseguito un risultato memorabile nelle urne. Nella scorsa legislatura, invece, le polemiche esplosero quando Lapo Pistelli lasciò l'incarico di viceministro degli Esteri per diventare vicepresidente senior di Eni.
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Insomma, neanche il miglior ufficio di collocamento della terra - con o senza navigator - riuscirebbe a piazzare così bene i suoi iscritti. Dall'altra parte della barricata, semmai, si ricorda solo il caso di Guido Crosetto che lasciò il Parlamento nel 2019 per andare a ricoprire a tempo pieno il ruolo di presidente dell'Aiad. Ma il suo partito, Fratelli d'Italia, non era stato al governo ininterrottamente per l'ultimo lustro. E questo, dal punto di vista dell'opportunità, fa tutta la differenza del mondo.