Via Angelo Borrelli, trema Arcuri. Il capo della Protezione civile sostituito da Curcio
Il premier Draghi passa dalle parole ai fatti e inizia cambiando la prima pedina nella macchina che affronta la pandemia. Angelo Borrelli lascia la guida della Protezione civile. Il nuovo capo è Fabrizio Curcio. La prossima mossa, che in molti si aspettano, è la rimozione anche del commissario Domenico Arcuri, finito nell'occhio del ciclone per il fallimento del piano di vaccinazione e per le inchieste in corso sulle mascherine. Anche se il premier potrebbe optare per affiancargli un tecnico di fiducia tenendolo comunque al suo posto fino alla scadenza naturale del 31 marzo.
Il ritorno di Curcio, invece, si inserisce in una precisa strategia volta a mettere la Protezione civile al centro della lotta alla pandemia. L'uomo scelto da Draghi già stato alla guida del Dipartimento, che dipende da Palazzo Chigi, dall'aprile 2015 all'agosto 2017, quando fu costretto a farsi da parte per motivi persona Nel suo curriculum pub vantare una lunga carriera nella gestione delle emergenze.
Fu Guido Bertolaso (oggi consulente in Lombar dia per la lotta al Covid) a volerlo al suo fianco come capo segreteria nel 2007. L'anno dopo assunse la guida della Sezione di gestione delle emergenze, affrontando le alluvioni in Liguria, in Toscana e a Messina. Ma anche il sisma a L'Aquila e quello in Emilia, fino alla rimozione della Costa Concordia. Poi, nel 2015, fu promos so a capo, in sostituzione di Gabrielli diventato prefetto di Roma. Da numero uno del Dipartimento guide) i soccorsi di Amatrice. La gente del posto era molto affezionata a lui, che ascoltava tutti. Il rimpianto fu grande quando lasciò improvvisamente per motivi familiari e Paolo Gentiloni lo sostituì con Borrelli. Tra chi conosce bene Curcio c'è Agostino Miozzo, l'attuale coordinatore del Comitato tecnico scientifico. È stato proprio lui, pochi giorni fa, ad auspicare che «la Protezione civile torni al più presto centrale nella gestione dell'emergenza».
La scelta di Draghi vuole andare proprio in questa direzione. Il ruolo del Dipartimen to, invece, in questi mesi andato sempre più sfumando. Gli italiani, che avevano imparato a conoscere Borrelli nei primi terribili mesi della pandemia, hanno piano piano visto crescere la presenza di Arcuri. L'ad di Invitalia, in veste di super commissario all'emergenza, ha iniziato ad invadere e fagocitare tutto: dall'approvvigionamento dei dispositivi di protezione all'acquisto dei banchi a rotelle, dai rapporti con le case farmaceutiche che producono i vaccini fino al flop delle «primule», i faraonici padiglioni per la somministrazione delle dosi che il premier Draghi ha bocciato pubblicamente nel suo primo discorso in Parlamento. Nelle ultime settimane, dopo la crisi di governo, Arcuri ha rinunciato alla conferenza stampa settimanale in streaming e ha scelto di apparire sempre di meno, in attesa di capire se verrà confermato. Ma se anche dovesse restare, appare probabile che subisca un depotenziamento. E che la Protezione civile torni centrale, per riuscire ad imprimere quella discontinuità nella lotta al Covid attualmente al primo punto nell'agenda del presidente del Consiglio.