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È deciso: blocco degli spostamenti per un altro mese. Sottosegretari, alta tensione sulla "quota Draghi"

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L'unica certezza è che sarà vietato spostarsi dalla propria regione, anche se zona gialla, anche dopo il 25 febbraio. Probabilmente fino al 27 marzo. Perché domani 22 febbraio l’unico provvedimento all’esame del Cdm convocato dal premier Mario Draghi sarà proprio il prolungamento dello stop agli spostamenti tra Regioni. È quanto avrebbe puntualizzato la ministra per gli Affari regionali, Maria Stella Gelmini, alla riunione con le regioni sulle misure anti Covid.

 

In ogni caso domani si preannuncia una giornata impegnativa per il governo Draghi. Secondo quanto confermato anche dalla Gelmini ai rappresentanti di Regioni, Anci e Upi, il Consiglio dei ministri dovrebbe varare domattina un nuovo provvedimento che estenda, per altri trenta giorni, tutte le misure in vigore nel precedente decreto Covid che stabiliva, "sull’intero territorio nazionale", il divieto di "ogni spostamento in entrata e in uscita tra i territori di diverse regioni o province autonome, salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o da situazioni di necessità ovvero per motivi di salute", consentendo in ogni modo "il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione".

 

Mentre, per quanto riguarda l’altro tema all’ordine del giorno, ovvero la scelta dei sottosegretari, il rebus non è completamente ancora risolto e - allo stato - non vi sarebbero, stando a quanto riferito da diverse fonti governative, decisioni definitive, anche se resta la volontà di chiudere la partita nella giornata di domani, probabilmente non in tempo per la riunione mattutina del Consiglio dei ministri. "Domani, al Consiglio dei ministri, porterò il documento inviatomi dalle Regioni all’attenzione del governo", ha garantito la ministra per gli Affari regionali, incontrando, in video conferenza, i presidenti di Regione. Il riferimento di Gelmini è al testo, redatto dopo la riunione di ieri, in cui i governatori chiedono all’esecutivo Draghi il "superamento dell’attuale sistema di ’zonizzazione'" dei territori e dell’uso del paramentro dell’Rt per identificare i ’colori' delle regioni; una nuova strategia di approvvigionamento dei vaccini; e che chiusure e indennizzi procedano di pari passo in futuro (in un unico provvedimento).

 

Ma le voci sono molteplici.  Si chiude domani, riporta LaPresse che sottolinea la sensazione che circola tra i partiti che sostengono la squadra di Mario Draghi. Diverse fonti della maggioranza confermano che i contatti con Roberto Garofoli - che ha in mano i dossier dei sottosegretari - sono stati numerosi oggi e l’ipotesi è che già domani, nel corso del Consiglio dei ministri (convocato alle 9,30) si possa procedere con la nomina del sottogoverno, anche se gli ultimi sviluppi parrebbero smentire questa versione.  "Se ci fosse un ritardo - spiegano fonti qualificate - è solo per ragioni tecniche", quindi legate ai decreti di nomina. In questo caso lo slittamento sarebbe a martedì con contestuale giuramento a palazzo Chigi.

La fretta non è solo di forma, ma anche di sostanza. La commissione Bilancio della Camera sta andando a rilento sul Milleproroghe proprio a causa della mancanza di queste figure che devono cimentarsi e fare la sintesi sulla pioggia di emendamenti presentati al dl. Per questo l’ex della Bce vuole chiudere la partita per evitare che l’attività parlamentare si areni su quella che alla fine resta una prova muscolare tra partiti. Gli scogli, tuttavia, non sono stati tutti superati. Le caselle che sarebbero spettate al Movimento 5Stelle, ma che sono rimaste vacanti per le espulsioni, sono state rivendicate da più leader, anche in nome dell’equilibrio sia come rappresentanza parlamentare che per ministeri incassati - di più o meno peso - nella formazione dell’esecutivo. E su questo ragionamento che si fonda l’ipotesi che lo stesso Super Mario si tenga per sé una quota, dopo aver ’accontentato' quelle che ritiene richieste legittime. L’ipotesi è che il titolare del Mef, Daniele Franco, voglia al suo fianco un tecnico, come del resto anche Vittorio Colao per il suo dicastero. Restano comunque ferme per le caselle più importanti le indicazioni dei partiti. A via XX Settembre dovrebbero comunque arrivare le riconferme di Misiani (Pd) e Castelli (M5S), con l’aggiunta della Lega che vorrebbe esserci con Bitonci.

Matteo Salvini, poi, e lo ha ripetuto più volte, vuole piazzare una sentinella al Viminale preferendo il più mite Candiani al divisivo Molteni. Al fianco di Lamorgese i dem vorrebbero mantenere Mauri, come del resto si aspettano la riconferma di Martella all’editoria. Quello che emerge dalle trattative delle ultime ore è che i pentastellati potrebbero ottenere tra i 9 e i 10 sottosegretari, il Carroccio 9, il Pd e Fi 7, due a Italia Viva, uno a Leu e un’altro a scelta per i piccoli gruppi politici che sostengono l’esecutivo. Nei ministeri chiave, come la Giustizia, il nome più ricorrente in quota 5Stelle è quello di Businarolo, in quota Italia Viva c’è Lucia Annibali e tra gli azzurri Francesco Paolo Sisto. Per i cinquestelle, ridotta la rosa, ci sarebbero Pier Paolo Sileri (Salute), Stefano Buffagni (Transizione ecologica), Giancarlo Cancelleri (Mit), Carlo Sibilia (Interno).

 

Tra le novità Gilda Sportiello (Sud), Luigi Iovino (Transizione digitale). Nella quota affidata al segretario Pd, Nicola Zingaretti, dovrebbero esserci 5 nomi femminili Sandra Zampa (Salute), Simona Malpezzi (Rapporti con il Parlamento), Lorenza Bonaccorsi (Turismo), Marina Sereni (Esteri), Antonio Misiani (Mef), Andrea Martella (Editoria o Sport). Ma potrebbero essere in partita anche Marianna Madia (Transizione ecologica) e Valeria Valente (Giustizia). In Forza Italia ancora probabili Valentino Valentini agli Esteri, Gilberto Pichetto Fratin all’Economia, Maria Rizzotti alla Salute, Francesco Battistoni all’Agricoltura, e dall’Udc sarebbe stato indicato Antonio Saccone (Mit). 

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