il governo della ripartenza
Il giuramento del nuovo governo Draghi: i 23 ministri in Quirinale
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, giura nelle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, leggendo la tradizionale formula di rito: "Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione". Subito iniziano a giurare i ministri. A scandire le fasi del giuramento per la verbalizzazione il segretario generale della Presidenza delle Repubblica, Ugo Zampetti. Alla cerimonia in streaming niente parenti, né giornalisti e rigoroso distanziamento. Poi a seguire il rito della campanella a Chigi tra il dimissionario Conte e il neo premier e infine il primo Cdm dell'era Draghi.
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Prima del giuramento dei ministri con firma e controfirma è andato in scena un breve colloquio al Colle tra il premier e il capo dello Stato. Il presidente del Consiglio ha poi incontrato la squadra di governo al completo prima del giuramento. Inizia così l'era Draghi: l'ex presidente della Bce - rispettato in pieno il manuale Cencelli - ha dato vita alla sua squadra di governo, mantenendo per sé, tuttavia, i ministeri di peso.
Al Movimento 5 Stelle vanno quattro ministeri, tre a testa per Pd, Lega e Forza Italia, uno Italia viva e uno Leu. In tutto 23 dicasteri con 15 figure provenienti dalle forze politiche e 8 tecnici, con sette donne e nove riconferme del Conte 2: Dario Franceschini alla Cultura, Lorenzo Guerini alla Difesa, Roberto Speranza alla Salute, Stefano Patuanelli che trasloca dal Mise alle Politiche Agricole, Federico D'Incà ai Rapporti col Parlamento, Fabiana Dadone che passa alle Politiche Giovanili, Elena Bonetti alle Pari opportunità, Luigi Di Maio agli Affari Esteri e Luciana Lamorgese all'Interno.
Una lunga gestazione quella del premier incaricato, che ha sciolto la riserva dopo nove giorni dal ricevimento dell'incarico, sentendo tutti gli attori in campo, dalle forze politiche in parlamento alle parti sociali al terzo settore, in costante collegamento con il Quirinale, applicando quasi alla lettera l'articolo 92 della Costituzione.
Sono le figure lontane dai palazzi della politica a guidare però i dicasteri più delicati: all'economia Daniele Franco, alla Transizione ecologica Roberto Cingolani che presiederà il coordinamento del comitato per la transizione ecologica, alla Innovazione tecnologica e transizione digitale Vittorio Colao, alla Giustizia Marta Cartabia, all'Istruzione Patrizio Bianchi, ai Trasporti Enrico Giovannini, all'Università Cristina Messa.
Un esecutivo dalle larghe intese - con all'opposizione solo Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni - che trova la sua espressione con l'ingresso a palazzo Chigi di esponenti anche di Forza Italia e Lega. Per il Carroccio ci sono due ex del governo giallo-verde: Giancarlo Giorgetti a cui è stato affidato il Mise e Enrica Stefani che guiderà il ministero per la Disabilità. Da via Bellerio arriva anche Massimo Garavaglia che si occuperà del rilancio del Turismo. Per il partito di Silvio Berlusconi tre figure di area marcatamente moderata ed europeista: al ministero per il Sud Mara Carfagna, alla Pubblica amministrazione Renato Brunetta; agli Affari regionali e le autonomie Maria Stella Gelmini.