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Le beatificazione di Draghi va in onda a reti unificate. Ma scatta il tiro al leghista

Arnaldo Magro
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«Il mainstream una volta partito, è inarrestabile, sappiamo che da piccolo, Mario Draghi, moltiplicava pure le merendine a scuola» dice laconico Mario Giordano. Innalzamento del «Dragone» ma non certo della sua possibile formazione di governo. Quella viene definita ovunque e comunque oltremodo inadeguata.

 

Addirittura c’è chi in questi giorni, scomoda capacità medianiche e curative, pare che Draghi possa pure redimere le anime «impure» (ammesso lo siano) dei sovranisti leghisti. «Devono espiare le colpe da sovranisti per avere un animo europeista. Draghi ora, è in grado di garantire loro la patente di credibilità europea». Questo dice un autorevole giornalista seduto in studio da Nicola Porro. Allora in studio, ecco accomodarsi pure il vicesegretario leghista Lorenzo Fontana, che incassa colpi come neanche Nino Benvenuti ai tempi d’oro.

 

Pierfrancesco Majorino del Pd carica a testa bassa e non fa nulla per nascondere il suo pensiero: «La Lega non mi convince. Non ce la voglio. Non sono veramente convinti dell’europeismo, hanno votato contro ai soldi dell’Europa, vogliono solo creare problemi al governo».

Il governo ancora non è partito ma la macchina per scaricare sugli alleati, eventuali responsabilità di inefficienze future, quella sì. «Ora capisco che vi siate rimangiati tutto, vi siate riconvertiti. Ma almeno il riconoscimento delle proprie scelte lo dovete per coerenza. Ribadisco, io la Lega non la voglio in questo governo». Fontana arrossisce ma si cuce la bocca.

 

Fa impressione vedere pubblicamente la Lega, in questa nuova veste così «candida». Ai limiti del buonismo francescano. Quelli che erano i suoi temi, non vengono azzannati come una volta. Tutto scivola via. L’Europa, l’immigrazione, il reddito di cittadinanza. Tornando ai desiderata di Majorino, «non li voglio», pare siano tanti i deputati del Pd che non vogliono la Lega. Parecchi imbarazzi arrecherebbe in effetti, governare con Matteo Salvini, magari pure ministro. Al punto che nella giornata di lunedi, era circolata una voce allarmante e insistente, che la Lega non solo non fosse gradita al Pd, ma puranco all’Europa. Spifferi dal Palazzo. Il tutto avrebbe ingenerato notevole apprensioni proprio ai vertici del Carroccio, sarebbero partite dunque una serie di telefonate di verifica. Un governo che pubblicamente nasce sotto i migliori auspici dunque ma che in realtà, vede già la contrapposizione di veti incrociati. Di certo come sostiene Mario Giordano: «Allargando tanto il perimetro dell’esecutivo, il rischio di paralisi per il Paese è più che una ipotesi». Ancora non ci hanno informato se tra le tante qualità di Draghi, vi sia anche una grande pazienza. Ai limiti dell’incrollabile.

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