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Draghi non si faccia fregare

Francesco Storace
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Mario Draghi ha sempre comandato in vita sua. Stavolta faccia attenzione a non farsi fregare, perché i partiti italiani sanno essere pestiferi. Occhio dunque ai ministri, se accetta consigli per gli acquisti. Perché il rischio di partire male c’è se dovesse cedere alle pretese di chi vuole riedizioni passate. Il fallimento di Giuseppe Conte è anche dei suoi ministri e una personalità come il presidente del consiglio incaricato non può permettersi una falsa partenza per accontentare gli affamati di corte. Draghi deve davvero scegliere i competenti. Che non è un giudizio facile da meritare. Soprattutto in tempi in cui a farla da padrona è l’inesperienza. Dica a chi freme che il Parlamento è già tanto se dura un po’ di più grazie a lui, gli appetiti se li facciano passare. Perché soprattutto a sinistra e tra i grillini c’è un vociferare di ritorni improponibili.

Ancora meglio. Quando deciderà, se dovesse optare per qualche conferma, si faccia consegnare dossier seri. Faticherà a vederli riempiti. Ad esempio, a proposito di pandemia, al ministero della Salute sembrano non essersi accorti della missione dell’Oms in Cina senza nemmeno un ricercatore italiano. Ce ne sono dieci, uno pure vietnamita (50 morti per Covid) ma dei nostri manco uno. E noi zitti. Per non parlare delle delicate indagini in corso.

 

 

Competente significa anche non farsi mangiare vivo dalla burocrazia. Lo sa Draghi quante centinaia di decreti attuativi ammuffiscono nei cassetti dei ministeri? Roberto Gualtieri, con i decreti varati assieme a Conte, ci ha propinato tantissime norme da scrivere in momenti successivi. Le deleghe, appunto. La burocrazia decide al posto dei ministri. Se non c’è un politico all’altezza, serve un tecnico autorevole che sappia che cosa voglia dire governare e non assistere al governo altrui.

Governare significa ragionare, capire i problemi, risolverli. Quello che non è accaduto per la scuola, dove c’era una ministra che sembrava una sindacalista del dicastero e si è ficcata in un guaio dopo l’altro. Le faceva di sponda, ma all’opposto, la titolare dei trasporti. Tra Azzolina e De Micheli siamo diventati matti con i nostri ragazzi costretti a studiare da casa e non a scuola.

Anche perché oltre alla burocrazia ci sono i governatori delle regioni, che hanno imparato sul campo di battaglia che significa concedere o negare diritti ai cittadini. Guai a sottovalutarli.
Stia ben accorto Draghi a evitare ministri del bonus, con cui si risolve ben poco. Abbiamo una macchina informatica prediluviana, ogni volta va in tilt qualunque servizio tecnologico. E prudenza, professore, sulla giustizia, che lì ci si fa davvero male se non si fa una scelta accorta, Palamara docet, abbiamo già dato.

 

 

Comunque, abbia l’accortezza di evitare inguardabili, perché ogni partito è pronto ad azzannare quelli altrui. A naso uno potrebbe anche evitare i politici, ma è pur vero che sarebbe un autentico schiaffo. E se chiamasse solo i segretari? Darebbe probabilmente il senso di quell’appello del presidente della Repubblica senza dover inseguire le varie beghe di parte. Meglio perdere ore sulle cose da fare che su qualche portaborse da nominare. Ne abbiamo visti troppi di scappati di casa diventati ministri.

E comunque mai distogliere lo sguardo dagli equilibri politici esistenti in Parlamento. Forza Italia e Lega sommano 115 senatori, Pd e Cinque stelle 127, ma solo se non dovessero esserci spaccature tra i pentastellati. Per questo serve gente operativa, a partire dalle infrastrutture, senza ambientalismo ideologico o pregiudizi come quelli no tav. Sarebbe anche utile un governo snello. Magari anche con grande attenzione per turismo, sport e agricoltura molto trascurati negli ultimi anni. Saranno da tenere in debito conto – finalmente - le esigenze del Sud (c’è fame di infrastrutture e lavoro) e si dovranno lanciare progetti speciali. Pensiamo a che cosa possa significare una grande riforma costituzionale per Roma: ecco, qui ci vuole una figura qualificante a lavorare per la Capitale. Ecco, Conte stava per varare un governo Ciampolillo. Draghi si fermi a Ciampi.

 

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