la sfida di supermario
Governo Draghi, basta con bonus e ristori: agli italiani servono opportunità
Ha detto poco e ascoltato molto il premier incaricato Mario Draghi al battesimo delle consultazioni con i gruppi politici. Ma una cosa è stata chiara, ed è il titolo del suo programma che ha ben chiaro in testa: “Opportunità, non sussidi”. Uno stacco radicale da questa prima parte della legislatura. E quella parola, “opportunità”, è spuntata in ogni incontro che il futuro presidente del Consiglio ha avuto ieri con i primi- i più piccoli- gruppi parlamentari. Opportunità sono i posti di lavoro da creare, invece di sussidiare inutilmente la chiusura finta delle aziende. Opportunità sono gli investimenti da fare con quello che ancora qui viene definito “Recovery plan”, ma che si chiama proprio per questa caratteristica “Next generation Eu”.
Opportunità - così ha detto Draghi - offerta anche dal piano di vaccinazioni che serve non solo a salvare vite umane, ma a rimettere sui giusti binari il ciclo economico, che finché gli italiani non diventano immuni e ogni attività può riaprire non può camminare. Opportunità è la scuola e la formazione dei giovani pensando al rapporto con le imprese e il mondo del lavoro. Sembrano cose banali, ma è una rivoluzione copernicana rispetto ai tempi che abbiamo vissuto, densi di sussidi finanziati solo per pochi mesi senza sbocco, o di bonus che non sono manco costati troppo perché erano così inutili che gli italiani li hanno pressoché ignorati (infatti quegli stanziamenti sono stati de finanziati e utilizzati per pagare i mini-ristori).
Ai piccoli gruppi parlamentari è piaciuto molto quel poco di Draghi che hanno potuto sentire ieri. Perfino Vittorio Sgarbi che è caustico nei confronti di chiunque, si è sciolto: “Sono rimasto colpito”, ha spiegato, “dalle parole di inizio programma che ci ha detto Draghi perché ha parlato di comportamenti depressivi da vincere di persone che sono state colpite da profonda malinconia e di rinuncia non potendo lavorare e ha prospettato la necessità non di assistere attraverso provvedimenti simili al reddito di cittadinanza ma di dare lavoro, mettere le aziende in condizioni di ripartire. Mi è sembrato entusiasmante, credo avrà molto successo”. E pure Draghi si è un po' sciolto davanti al critico d'arte che spiegandogli la necessità di riaprire teatri cinema e musei anche nel week end, ha premuto senza accorgersene lo schermo del telefonino che aveva in mano accendendo un faretto: “Sgarbi che fa?”, ha sorriso il glaciale premier incaricato, “mi sta mica filmando con il suo telefonino?”. Risata generale.
Ma insomma, ieri gli incontri erano tutti in discesa. Quelli in salita iniziano fra oggi e domani, e quelli più difficili saranno con la Lega di Matteo Salvini e con il M5s non si ancora rappresentato da chi. Ieri sera stava piombando su Roma Beppe Grillo, che una capatina da Draghi se la farebbe volentieri come non accadeva da anni. Certo questo consentirà di fare un pizzico di ordine in un Movimento squassato da infinite discussioni e tentazioni nelle ultime ore. Basti pensare che fino alla notte precedente il premier ancora a palazzo Chigi stava usando le sue quinte colonne nei gruppi parlamentari grillini per sbarrare la strada a Draghi, convinto di avere qualche chance di tornare al comando caduta l'ipotesi del governo di salvezza nazionale e se proprio fosse andata male, tutti alle elezioni con lui candidato premier alla guida della coalizione di centrosinistra. Dopo avere lavorato per questo fino a notte inoltrata, promettendo candidature nel suo nuovo partito personale e sabotando il lavoro che stava facendo Luigi Di Maio per traghettare i suoi verso Draghi, Conte deve essere stato fulminato da una apparizione alle prime luci dell'alba. Perché in poche ore ha scelto di dare una mano al nuovo premier incaricato, di buttare in soffitta l'idea del suo partitino e addirittura di iscriversi al Movimento 5 stelle per assumerne quanto prima la guida politica. L'ennesima trasformazione di quell'avvocato di Volturara Appula in grado di cambiare più maschere e abiti di Leopoldo Fregoli. La svolta c'è stata, ma lì dentro poggia sulla possibilità che alcuni ministri grillini del governo Conte bis restino in squadra anche nella nuova avventura, e Draghi non sembra averne alcuna intenzione. Non ne ha parlato naturalmente nell'inizio del primo giro delle consultazioni, e non lo farà nemmeno nel secondo dove dettaglierà meglio le cose che ha intenzione di realizzare. Ma un cenno è scappato, spiegando agli interlocutori che sceglierà “persone competenti”, non importa la loro provenienza dal mondo politico o da quello delle loro professioni.
Fra i piccoli incontrati ieri c'erano molti che hanno marciato in questi anni a fianco di Silvio Berlusconi, ed erano incantati: “Ha detto le cose più liberali e di centrodestra sentite da molto tempo”. Il Cavaliere lo sa e già ieri sera è tornato ad Arcore dalla Costa azzurra dove era da mesi in buen retiro, per fiondarsi questa mattina a Roma alle consultazioni e guardare negli occhi quel banchiere che proprio lui aveva nominato alla guida della Banca d'Italia e poi contribuito a fare nominare alla guida della Bce: sarà una rimpatriata fra vecchi amici che terminerà con una dichiarazione d'amore per il nuovo governo. Forza Italia ci sarà, e il M5s dovrà digerire pure questo. Ma forse non sarà l'unica, perché se solo Draghi nel faccia a faccia farà scivolare le parole giuste comprensibili anche al suo elettorato, domani Matteo Salvini potrebbe seguire la scelta del cavaliere, lasciando a Giorgia Meloni la responsabilità di spaccare il centrodestra per dire un no preventivo a Draghi che la stragrande maggioranza degli elettori del centrodestra non capirebbe. Ma tutto è ancora aperto e ogni cosa possibile nelle prossime ore.