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Marco Rizzo non si accoda ai peana: Draghi, ecco la verità sui banchieri
Alla santificazione di Mario Draghi, uomo della provvidenza chiamato dal presidente Mattarella a sanare i mali italiani e risolvere la crisi politica, non partecipano tutti. Perché l'ex governatore della Bce gode di un prestigio internazionale, pressoché unanime, ma è pur sempre un banchiere. E ai comunisti, come Marco Rizzo, i banchieri non piacciono proprio.
"Possono fare tutta la propaganda che vogliono a favore di Draghi, nessuno mi convincerà mai a pensare che un banchiere possa mai fare gli interessi del popolo, del ceto medio impoverito e dei lavoratori", ha scritto sui social il segretario generale (già, come nel PCUS...) del Partico comunista.
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Rizzo, per onor del vero, lo aveva detto a suo tempo, molto prima rispetto a quando Mattarella dopo il flop del tavolo di maggioranza convocato dall'esploratore Roberto Fico aveva chiamato Super Mario. "Draghi lo avevamo previsto tre mesi fa. È arrivato. La previsione di un massacro sociale e della fine di ogni sovranità popolare dell’Italia, evidentemente necessita di un professionista e non di semplici passacarte. Solo il cambio di sistema ci può salvare" aveva scritto Rizzo in una nota.
Recentemente Rizzo aveva snobbato anche i fondi del governo uscente, quello rossogiallo del premier uscente Giuseppe Conte, per le celebrazioni del centenario del PCI. "In merito al provvedimento di stanziamento da parte del governo di finanziamento per il centenario della nascita del Partito Comunista. Noi veri comunisti non vogliamo un Euro da questo Governo antipopolare - aveva scritto Marco Rizzo in una nota durissima in cui spiegava le sue ragioni - Le commemorazioni per il Centesimo anniversario della nostra nascita le abbiamo fatte e le faremo solo col contributo dei nostri militanti e simpatizzanti. Disprezziamo e denunceremo politicamente chiunque approfitti di questa 'marchetta' che probabilmente andrà ad organizzazioni che hanno lo stesso dna di chi ha sciolto il Pc".