ma incombe rousseau

M5s da Draghi, le manovre di Grillo per il governo. E al vertice c'è pure Conte

Ci sarà anche Giuseppe Conte al vertice del Movimento 5 stelle in programma domattina alla Camera, con Beppe Grillo, prima che la delegazione dei pentastellati vada a colloquio con il premier incaricato Mario Draghi. Una mossa che segue il "predellino" del premier dimissionario, davanti al tavolino ormai celebre piazzato davanti a Palazzo Chigi dal quale ha detto ai grillini: "Ci sarò". 

 

  

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Col fondatore e garante del Movimento ci saranno il capo politico, Vito Crimi, il capogruppo al Senato Ettore Licheri e quello alla Camera Davide Crippa con il vice Riccardo Ricciardi. Prima di sedersi al tavolo, però i ’big’ del Movimento faranno un punto a Montecitorio. Oltre alla delegazione ci saranno Luigi Di Maio, Riccardo Fraccaro, Alfonso Bonafede, Stefano Patuanelli e Conte. 

 

La linea condivisa da Grillo e Di Maio è che non si possa andare contro la strada indicata dal Colle, e di conseguenza non si può non ascoltare il presidente del Consiglio incaricato. Una posizione questa che sembra aver compattato i 5S attorno all’ipotesi di un governo, purché «politico», con a capo l’ex numero uno della Bce.

 

Sulla scena, tuttavia, irrompe anche Davide Casaleggio, annunciando di aver «incontrato diversi parlamentari e ministri a Roma». Secondo il figlio del cofondatore del M5S qualunque sarà lo scenario politico possibile «c’è ampio consenso sul fatto che l’unico modo per avere una coesione del Movimento sarà quello di chiedere agli iscritti su Rousseau».

 

Insomma, il presidente dell’associazione che gestisce la piattaforma preme affinché si passi per la base. Secondo il regolamento, spetta al capo politico - quindi a Crimi - decidere se indire o meno la votazione. Di certo, l’eventuale ricorso a Rousseau non lascia indifferente la parte più ostile all’esecutivo Draghi. Soprattutto a Palazzo Madama si registrano nette aperture, come dimostrano le parole di Danilo Toninelli e Nicola Morra.

Per l’ex ministro dei Trasporti «mantenere un paio di ministeri in forza al M5S» non garantirà l’attuazione di «riforme essenziali» come ad esempio quella sul conflitto di interessi o la riforma della Rai e della giustizia. «Un governo Draghi con i ministri Brunetta, Calenda, Boschi (e/o simili) e un tecnico all’Economia completerà la cacciata dei Benetton dalle autostrade e impegnerà al meglio per tutti noi italiani i soldi del Recovery?» chiede scettico, per poi aggiungere: «Andiamo a vedere cosa ci propone Draghi. Poi decidiamo tutti assieme. Con il voto degli iscritti».

Sulla stessa lunghezza d’onda Morra, che ricorda come in tante altre occasioni si è chiesto il parere della base. «Questa è la democrazia partecipata o condivisa - sottolinea il presidente dell’Antimafia -. Ora, posto che l’esecutivo Draghi dovrebbe innanzitutto accettare le nostre condizioni, mi si fa capire perché non si indice un voto su Rousseau per autodeterminarci?». Simile la posizione del sottosegretario uscente Alessio Villarosa che in merito all’esito del confronto con Draghi reputa «doveroso» valutare una conferma da parte degli iscritti. «Lo abbiamo sempre fatto prima di ogni nuovo governo - ricorda - e prima di ogni delicata decisione assunta dal Movimento». A non escludere il voto è anche il deputato questore Francesco D’Uva secondo cui però la presenza di Grillo alle consultazioni «è già una garanzia per tutti, sia dentro le istituzioni sia di tutti gli iscritti al Movimento».

 

Chi invece continua a criticare il sostegno al governo che sta tentando di comporre Draghi è Alessandro Di Battista. «Ogni ora che passa, per quanto mi riguarda, si aggiungono ragioni su ragioni per dire no» scrive su Facebook, pronosticando un governo composto da qualche ’politico' ma con «un numero decisamente inferiore a quel che si immaginano molti sostenitori del sì». Draghi, secondo il frontman dell’ala ortodossa del M5S, si dedicherà al piano vaccinale e a un Recovery «gradito ai potentati che lo incensano». Poi si farà eleggere presidente della Repubblica. «A quel punto - conclude - ci si renderà conto che il ’governo dei migliori' come già viene definito, era solo l’inizio della restaurazione».