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La giustizia è malata ma nessuno vuole curarla. Guerra di veti nella maggioranza

Francesco Storace
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Una clava che si chiama giustizia. Un esercito che si chiama magistratura. Ma né la clava né l’esercito si mettono in discussione, vige la consegna del silenzio tra quelli che stanno al tavolo imbastito da Roberto Fico alla Camera dei Deputati. O meglio, ne accennano ma senza costrutto, le soluzioni non ci sono perché le rispettive ricette sono opposte tra loro. Le trame rivelate dopo le intercettazioni di Luca Palamara restano confinate nella retorica dell’indignazione, ma dalla politica non esce fuori nulla, almeno dalle parti di una maggioranza che vorrebbe governare ancora con Giuseppe Conte e Alfonso Bonafede. Chissà se ne parleranno davvero da stamane.

 

Solo da destra si solleva la questione giustizia, legata ai «pericoli che corre la democrazia». A puntare l’indice per primo è il presidente della commissione giustizia del Senato, il leghista Andrea Ostellari, che ne parla senza mezzi termini: «Una democrazia sana non lascia passare sotto silenzio fatti come quelli emersi in questi giorni. Le dichiarazioni di Palamara accertano che in Italia anche la giustizia è in una situazione di emergenza. Chi in queste ore sta discutendo di possibili ministeri, dovrebbe occuparsene: nel nostro Paese esiste un sistema, che coinvolge magistrati e giornalisti, in grado di condizionare il regolare svolgimento della vita democratica». 

 

Per Ostellari, «Bonafede ha fallito. Al Paese - prosegue - serve subito una riforma della giustizia, completa ed equilibrata, che contempli il sistema del sorteggio per la selezione dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura. Rivolgiamo un rispettoso appello al Presidente Mattarella: imponga la centralità di questo tema. Il prossimo governo se ne dovrà occupare con competenza e senza indugi. La democrazia italiana è in pericolo».

Palamara ha ammesso che l’associazione nazionale magistrati «ai tempi di Berlusconi svolse un ruolo di opposizione politica», accusa la presidente dei senatori di Forza Italia Annamaria Bernini.

 

Sul tema, anche Giorgia Meloni si fa sentire: «Bisogna cambiare i meccanismi di nomina del Csm. C’è in sospeso la questione delle carriere. Il caso Palamara dimostra che alcuni magistrati hanno voluto sostituirsi alla politica». Durissimo Guido Crosetto: «È inutile parlare di Governo, maggioranze, elezioni o altro: se la magistratura è ciò che dice Palamara, non smentito, c’è un problema molto più rilevante a monte. Da ciò che emerge le Procure, in accordo con alcuni giornalisti, usano la giustizia per uccidere nemici».

 

E la maggioranza? Chi aspettava una soluzione dal «tavolo Fico» è rimasto abbastanza deluso. Italia Viva ha calato una fiche sulla prescrizione, con la necessità di annullare il disastro combinato dal ministro Alfonso Bonafede in tema di prescrizione. «Sul tema della giustizia serve necessariamente una discontinuità, anche tenendo conto del fatto che la relazione sullo stato della giustizia in Italia del ministro Bonafede non è stata presentata in Parlamento perché non avrebbe ricevuti i voti necessari. Serve una cultura giuridica diversa per il bene del Paese». Parole della deputata di Italia Viva Lucia Annibali. Per Annibali «la modifica della riforma della prescrizione - che la deputata di Iv definisce "sbagliata" - resta un punto dirimente», su questo «si è verificato uno scontro politico e non possiamo permetterlo».
 

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