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Governo, Renzi ritira fuori il Mes: così tiene in scacco gli alleati. E per Fico si mette male

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La trattativa tra le forze di maggioranza va avanti su due livelli. Da una parte il tavolo programmatico per un governo per il quale si parla ancora di Giuseppe Conte. Dall'altra i contatti tra i leader per trovare una sintesi politica sul nome e sul programma, mentre Italia Viva tiene in ostaggio gli alleati.

In altre parole lavorano tutti per un Conte ter ma i nodi irrisolti sono ancora molti. Se da una parte Matteo Renzi ha chiesto una Commissione bicamerale per le riforme da affidare all'opposizione dall'altra ha ritirato fuori il tema del Mes.

 

Nessun aut aut, almeno ufficialmente, ma Italia viva continua a spingere sul Mes. Seppur con una linea meno tranchant, come del resto è emerso già nei giorni scorsi dalle dichiarazioni di Matteo Renzi, al tavolo sul programma, secondo quanto viene riferito da alcuni dei partecipanti, affrontando il capitolo sanità i renziani avrebbero posto il tema di utilizzare almeno una parte delle risorse del Fondo salva stati. Ma, sempre secondo quanto viene riferito, i 5 stelle restano fermi sul no, con la richiesta già esplicitata dal capo politico Vito Crimi di togliere dal tavolo i temi divisivi, come appunto il Mes. Secondo altri partecipanti al tavolo sul programma, i toni si sarebbero accesi, ma senza arrivare ad assumere sfumature ultimative. 

 

Dal canto suo il M5s ha messo sul tavolo reddito di cittadinanza e ammortizzatori.  “Completiamo il reddito di cittadinanza con il rafforzamento delle politiche attive e dei controlli, così come del resto era previsto fin dall'inizio”, questo, a quanto si apprende, la posizione portata stamane al tavolo dalla delegazione del Movimento 5 Stelle in tema di lavoro.  Accanto al completamento del reddito di cittadinanza, sarebbe stata avanzata dal Movimento, fra le altre, la proposta di “riforma degli ammortizzatori sociali che sarebbero destinati a tutte le categorie di lavoratori, compresi gli autonomi”. Proposta anche l'introduzione di “un salario minimo e l'equo compenso per professionisti e lavoratori autonomi”.

 

Il nodo è anche sul documento scritto al termine del tavolo. In che forma? Ci sarà verbale? Bruno Tabacci assicura che non ci sarà. Perché il contratto vero e proprio non potrà che essere sottoscritto dal premier. Intanto il presidente della Camera domani dovrà salire al Colle per conferire con il presidente Sergio Mattarella sulle conclusioni del suo mandato esplorativo. Conclusioni che sono ancora in alto mare. 

Il direttore dell'Ansa, Luigi Contu, intervenendo a Quel che resta del giorno su Rainews24 parla di "una crisi kafkiana, con una a maggioranza che discute il programma prima di saper chi dovrà realizzarlo. Renzi sa che è l'ago della bilancia e cerca di incassare rendendo la strada del governo in salita". 

 

La partita vera, poi, è sui nomi. Del premier e della squadra di governo che dovrà definire gli equilibri più che precari della maggioranza. Non stupisce, pertanto, che Roberto Fico non è presente al dibattito in corso per provare a formare una nuova maggioranza a sostegno di Giuseppe Conte. A rivelarlo è un'indiscrezione rilanciata da Tagadà, la trasmissione di La7.

L’inviato Luca Sappino ha stupito la conduttrice Tiziana Panella: Fico semplicemente ha messo le forze politiche attorno a un tavolo e ha detto loro “sbrigatevela voi”. “Lui l’ha convocato, lo ha presieduto all’inizio ma poi i partiti hanno fatto tutto da soli. Quindi non è che Fico prende appunti per compilare un contratto o almeno un verbale del dibattito che è ancora in corso. E questo peraltro lascia immaginare che domani mattina potrebbe verificarsi un altro giro di colloqui individuali con i partiti per chiedergli com’è andato il confronto al tavolo programmatico. Solo dopo dovrebbe andare a riferire al Quirinale”. Insomma, dovrebbe ruotare tutto intorno ai temi "per il bene del Paese": Ma la cosa che sembra interessare di più sono i posti di governo

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