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Crisi di governo, la strategia di Renzi fa traballare i partiti. E il voto si avvicina

Angelo De Mattia
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"Nec tecum vivere possum, nec sine te" (non posso vivere né con te né senza di te), come scriveva Marziale: sembra, questa, a oggi la condizione della maggioranza del Governo dimissionario e di Giuseppe Conte nei confronti di Iv. Ciò soprattutto perché non si è in grado di utilizzare - e non come una pistola ad acqua - l'arma letale del ricorso al voto anticipato. Questa, però, mentre aumentano le incertezze, appare una strada che guadagna di fatto probabilità, pur con l'attaccamento agli scranni delle Camere di molti parlamentari. In ogni caso, mancando un tale bilanciamento, è al sicuro, un "gioco facile" l'impiego che di fatto si consente a Renzi, non della "golden share" del Governo, bensì del "golden power": un potere simile che mai hanno avuto e comunque mai hanno esercitato nello stesso modo i pur minori partiti della prima Repubblica, ma di livello politico e culturale incomparabile, si pensi al Partito repubblicano di Ugo La Malfa, da non nominare neppure per il raffronto con l'oggi, tale essendo la distanza.

La formula "governo di salvezza nazionale" ha lo scopo anche di creare una convergenza che riduca, se non elimini, il potere di coalizione renziano. Ma non appare sufficiente e, in ogni caso, fino a queste ora fatica a trovare significative adesioni, mentre esponenti di Pd e M5s continuano a manifestare sostegno al Premier dimissionario, per un "Conte ter", ma aggiungono quasi impercettibilmente le parole "ora" o "adesso", lasciando intendere a chi deve intendere che potrebbero sopravvenire delle alternative. E già si ritorna, per ipotesi di candidature che appaiono largamente improbabili, a una lista aperta da Cottarelli, magari vista la nettamente deludente prova data quando fu chiamato a occuparsi della "spending review", con il seguito di personaggi che certamente primeggiano nel loro campo, ma appaiono inadeguati a presiedere un Governo. Ritorna anche questa volta, sia pure con cautela, il nome di Mario Draghi che dovrebbe essere prospettato come recita il noto brocardo "invitodomino", salvo che egli non si pronunci in qualche modo al riguardo, come sarebbe doveroso dopo che da circa un anno il suo nome viene agitato nel silenzio dell'interessato.

Insomma, starà, alla fine, alla saggezza e al noto equilibrio del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, decidere per la prosecuzione o no della legislatura, sulla base della valutazione dei riferimenti delle parti politiche e istituzionali coinvolte. In ogni caso, l'attuale, confusa situazione deve essere superata. Ancora una volta si ripropone l'esigenza che si formi un Governo politico, solido, stabile per combattere la pandemia e per promuovere, non solo con il fondamentale Recovery Plan, misure straordinarie di politica economica e sociale e per l'occupazione. Se de) non risulterà possibile, le formule e i nominalismi non potranno occultare o surrogare una realtà che non dovesse esistere o, comunque, superare una confusione che non si dovesse diradare. Allora il ricorso al voto diventerà ineludibile.

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