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Covid: Speranza non dice nulla. Alla Salute il ministro dell'omertà

Francesco Storace
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“Non dice nulla”. Il ministro Roberto Speranza si avvale della facoltà di non rispondere. Se si squadernano i verbali della task foce anticovid istituita ad inizio pandemia, resi noti da Report e da Il Tempo, al ministero della Salute vige la consegna del silenzio. Taci, il nemico ti ascolta. Più emergono i dubbi sulle responsabilità per inerzia del ministro Speranza, più il silenzio è l’ordine impartito. Eppure ci sono troppi morti italiani. Un eccesso di sottovalutazione. Le indagini della Procura di Bergamo. No, il ministro “non dice nulla”. E invece dovrebbe decidersi a parlare. Soprattutto se non ha davvero nulla che possa preoccuparlo. Si chiama trasparenza, signor ministro.

Quei verbali illuminano sull’atteggiamento di Speranza rispetto al coronavirus. Megafono in mano, propaganda sul modello italiano, che però è miseramente fallita. Perché di mezzo c’è stato un libro stoppato al momento della distribuzione; e un rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità che ci metteva a nudo, altro che i più bravi del mondo. E ora si capisce quanta frenesia c’era.

In quel maledetto 2020, il 29 gennaio – due giorni prima della proclamazione dello stato di emergenza in Italia – si riuniva la task force sul Covid. Calava nel capitolo eventuali varie e ignote la questione posta dal direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito, sulla necessità di attuare il piano pandemico vigente. Quello del 2006…

3 febbraio, Speranza chiede alla task force informazioni sulla malattia e alla situazione di porti e aeroporti. E al rappresentante dello Spallanzani il tasso di mortalità del Covid rispetto ad altri virus. In consiglio dei ministri avevano appena deliberato lo stato di emergenza, ma senza sapere quindi nulla di concreto.

Però a verbale la grande soddisfazione di speranza: “L’Italia è stata l’unica in Europa ad assumere determinate iniziative e sarebbe auspicabile che anche altri paesi seguissero il nostro esempio”. Per fortuna (loro) hanno evitato. In quel periodo abbracciavamo cinesi e facevamo ripartire Milano: la sinistra dettava queste regole abbastanza insolite. Altra riunione il 7 febbraio. A verbale viene messo che il ministro “evidenzia la necessità di comunicare all’opinione pubblica che resta ferma la misura di sospensione dei voli diretta da e verso la Cina”. Ma si era scordato di evitare quelli indiretti. Arrivavano lo stesso da noi, ma da altri aeroporti europei. Chissà se voleva comunicare anche questo.

15 febbraio, di nuovo task force all’opera, il saluto a sua eccellenza che si agita su un tema, “la questione africana”. Sulla questione, immancabilmente, sono a mass media a creare “allarmismo”, per il ministro della Salute bisogna spiegare “quale è esattamente la situazione in Africa”, per “evitare fake news”.

No, così non si vincono le guerre. Perché se si pensa più a propagandare che a fare, alla fine si perde di vista l’obiettivo. Ma il ministro “non dice nulla”. Ora. Nel momento in cui le domande diventano scomode. Ma non tutti sono disposti a concedere spazio all’omertà di fronte ad una tragedia sottovalutata.

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