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La giustizia modello Bonafede? Chiedere a Morra, la sua fonte (contro Cesa) è Wikipedia

Francesco Storace
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Se non fossimo davanti alla tragedia potremmo riderci su. Ma che il presidente della commissione parlamentare antimafia possa continuare a giocare sulla pelle delle persone è oggettivamente disgustoso. A Nicola Morra non è bastato dire quello che ha detto sul conto di Jole Santelli – e nonostante tutto sta ancora sulla sua poltrona – ma ora ci fa sapere che le sue “indagini” le conduce su Wikipedia, diventato la sua fonte. E siccome qualcosa la doveva dire su Lorenzo Cesa, il segretario dell’Udc a cui il procuratore Nicola Gratteri ha appena dedicato le sue attenzioni, Morra sceglie Facebook come sede del processo. E Wikipedia come testimone.

Costretto a riconoscere che nessuna sentenza ha condannato Cesa, ne ripercorre le vicende giudiziarie, sempre facendosi spalleggiare dal noto sito. Assolto (Cesa) per un’inchiesta sul patrimonio immobiliare del Comune di Roma. Prescritto nel 2005 per un’inchiesta sull’Anas che andava avanti dal 1986 senza trovare evidentemente lo straccio di una prova (anche se Morra non lo sa, ci vogliono per condannare una persona). Indagine Poseidone, fondi dell’Unione Europea. Assolto. Ovviamente, in mezzo ci sono varie vicende giudiziarie che Morra tira fuori a casaccio, sufficienti per gettare fango sull’esponente politico.

Domanda: tutto qui, presidente dell’Antimafia? Il suo mestiere è cercare su internet i reati commessi dalle persone? E quando i magistrati non li provano la sua concezione della giustizia è tirare comunque fango? Siamo allibiti da questo comportamento. Decenni di processi subiti senza essere condannati secondo le regole costituzionali, per Morra non valgono nulla. È la giustizia modello Bonafede, che già ha avuto modo di esibirsi sul tema.

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