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I soldi per gli italiani buttati in Giordania, Di Maio ministro di Amman

Francesco Storace
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È evidente che del Recovery fund per la ripresa economica non sappiamo che farcene. Evidentemente di soldi ce ne sono pure troppi e il buon Luigi Di Maio, tomo tomo cacchio cacchio, ha pensato bene di aiutare l’economia post-Covid della Giordania. E ha comunque pensato bene di farlo in clandestinità, tentando di non dare nell’occhio. Ma lo ha pizzicato Andrea Delmastro, deputato di Fratelli d’Italia, che da tempo insegue il ministro degli esteri sui quattrini che sparge in giro per il mondo. E quindi solo per questo siamo a conoscenza di quello che è accaduto. Delmastro ha presentato un’interrogazione in commissione e vedremo che cosa risponderà il ministro.

In pratica, Italia e Giordania stanno lavorando per un accordo quadro tra i due paesi. E in quest’ottica ci saranno fondi italiani per ben 235 milioni di euro per il sostegno della ripresa economica, dell'occupazione e della creazione di ulteriori posti di lavoro nel settore privato, in particolare contribuendo al programma «Estidama» (Sostenibilità) della Giordania.

Per saperlo, Delmastro ha dovuto attingere a fonti locali – perché la Farnesina taceva prima di sapere del deposito dell’interrogazione del parlamentare di Fdi - 

Scoprendo così quel che ha detto all’interno il governo giordano: “l'ammontare delle risorse dell'aiuto italiano riflette una grande comprensione della situazione corrente e delle sfide che il Regno di Giordania sta affrontando, sottolineando gli sforzi compiuti a sostegno dei settori economici maggiormente colpiti dal COVID-19”.

Tutti in piedi ad applaudire. Ancora una volta il Governo italiano per l'interrogante resta sordo alle richieste dei suoi cittadini, girando il mondo e facendo solidarietà con la cassa degli italiani, mentre si accinge a chiedere nuovo debito per sostenere la Patria, nota Demastro.

235 milioni di euro che sarebbe stato più opportuno spendere in Patria, per curare le ferite economiche della Nazione, sono stati destinati altrove. Basti pensare che per le partite iva da ristorare nel decreto-legge n. 172 del 2020 (decreto «Natale»), sono stati assegnati solo 645 milioni. Avrebbero potuto essere 880 milioni di euro. 235 milioni di euro che potevano essere destinati a garantire il ritorno in aula in sicurezza per tutti o per ridurre il divario digitale tra le famiglie italiane, che oggi assurge ad essere una delle più pericolose fonti di sperequazione.

Ed è da chiedersi se sia davvero opportuno andare a fare solidarietà all’estero – con i soldi pubblici dell’Italia e degli italiani – nonostante la gravità della condizione economica del nostro popolo. Anche Bankitalia se ne è accorta nella sua nota Covid-19, ma il governo insiste.

A Di Maio nessuno deve aver detto che il reddito disponibile degli italiani, nel primo semestre del 2020, si è ridotto dell'8,8 per cento rispetto al primo semestre del 2019, e fa registrare una contrazione decisamente più ampia di quelle registrate nelle fasi più acute della crisi finanziaria del 2008-2009, quando la contrazione fu del -5,2 per cento rispetto alla crisi dei debiti sovrani del 2011, che fu del -3,4 per cento.

Ma alla Farnesina sembrano ignorarlo. Al punto da aver occultato dalle prime comunicazioni ufficiali dopo la visita in Giordania le somme rese note dal governo di Amman.

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