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Governo, stop del Quirinale: a Mattarella è andato di traverso l'esecutivo Ciampolillo-Rossi

Doccia freddissima per Conte, la sua nuova maggioranza non ha convinto Mattarella

Franco Bechis
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Non ha detto una parola il Capo dello Stato Sergio Mattarella ieri sera dopo avere parlato per una mezz'ora abbondante con il presidente del Consiglio dimezzato, Giuseppe Conte. Bocche cucite di tutti i collaboratori, e così la sola cosa filtrata è arrivata da palazzo Chigi: l'incontro sarebbe stato “interlocutorio”. E se ne capisce bene la ragione: il governo in questo momento non ha la maggioranza in Senato, e non ce l'ha in gran parte delle commissioni parlamentari a cominciare dalle delicatissime affari costituzionali e bilancio. Per stare in piedi avrebbe bisogno di una gambetta parlamentare: almeno dieci nuovi senatori in grado di formare un gruppo, e quindi fra i dieci ce ne vuole uno che possegga uno dei simboli presenti alle elezioni 2018. Ma non c'è, nonostante il presidente della Repubblica avesse posto questa condizione. Ma la caccia grossa del premier e dei suoi ha partorito assai poco prima del voto di fiducia in Senato, e il fascino del premier non ha colpito cuori sufficienti per mettere su una legione di “bimbe di Conte”, come si sono battezzate le sue seguaci sui social. Visto che tra una settimana, il 27 di gennaio, l'esecutivo rischia già subito grosso perché i renziani questa volta voterebbero contro il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede e la sua relazione annuale sullo stato della giustizia, il premier ha al massimo un altro week end per trovare nuovi fan a palazzo Madama. Operazione non facilissima, perché Conte ha poche armi di seduzione.

Quella politica, di dare una casa ad eventuali centristi in fuga con un suo eventuale nuovo partito personale, non si costruisce in poche ore e soprattutto viene vista assai male dal principale alleato di governo, il partito democratico, che in quel caso secondo i sondaggi perderebbe non pochi elettori. Quella più semplice, la distribuzione delle ambitissime poltrone, ne ha solo tre a disposizione. E su quelle ci sono già gli occhi puntati di chi il passo l'ha già fatto. Nemmeno due ore dopo avere tradito il suo gruppo parlamentare l'ex azzurra Mariarosaria Rossi è stata avvistata dai cronisti all'interno di palazzo Chigi, dove incontrava Conte immaginiamo per andare subito al sodo. D'altra parte la Rossi è una imprenditrice, socia dell'ex marito nell'attività di recupero crediti e battere cassa è il suo mestiere. L'attività che invece conduceva in proprio, quella della gestione di call center, è stata liquidata con zero riparto proprio all'inizio dell'anno scorso. Ma anche in quella c'era il suo destino che si è compiuto nel voto di fiducia: si chiamava “Premier service srl”, ed è rinata come “servizio al premier”.

Ma ad avere messo gli occhi su una poltrona libera è stato più veloce di lei l'altro bimbo di Conte, quello pescato all'ultimo centesimo di secondo con la Var: Lello Ciampolillo. Ex M5s (fu espulso per avere avuto il braccino corto sui rimborsi da restituire al movimento), aveva appena chiesto di entrare nel gruppo “Italexit” di Gianluigi Paragone, assicurando il suo no alla fiducia. Fra la prima e la seconda chiama dei senatori che quel responso dovevano dare, altre chiamate sono state più efficaci: quella dello stesso Contem, quella di Rocco Casalino e quella del pontiere Emanuele Dessì. A sentire lui quella decisiva sarebbe stata la quarta: quella della mamma che ha cambiato il suo voto. Ma già ieri a La Zanzara Ciampolillo è andato al sodo: “Mi piacerebbe fare il ministro dell'Agricoltura”.

E certo che gli piacerebbe: è il posto da cui realizzare la sua idea fantastica: sconfiggere la xylella nella sua amata Puglia semplicemente lavando gli ulivi con il sapone. Chi lo sa, magari funziona. Ma da quella poltrona potrebbe combattere la battaglia della sua vita: per un Italia rigorosamente vegana, che espella il latte vaccino da negozi e supermercati (“i bambini non sono vitelli, non è fatto per loro”), e che ovviamente chiuda qualsiasi allevamento animale, perché la carne deve sparire da ogni tavola. Conte deve avergli perdonato le parole di fuoco a lui rivolte dal prode Ciampolillo che lo aveva pizzicato sdegnato a New York mentre il premier addentava un hamburger.  In ogni caso il nostro fantastico Ciampolillo potrebbe venire buono anche per un'altra operazione: prendere il posto di Roberto Speranza alla Salute, perché lui ha trovato l'arma micidiale contro il Covid 19: “l'antidoto sicuro è la cannabis terapeutica”.

Guai a ipotizzare l'uso del vaccino: “Non è la soluzione per uscire dal Covid”, ha spiegato ieri sempre a La Zanzara, “ e ad oggi ci sono delle evidenze di danni collaterali già pubblicate”. Sulla sua pagina Facebook ha messo in cima un post di Luigi Di Maio che annunciava le vaccinazioni da gennaio, commentandola così: “Sono favorevole al vaccino obbligatorio per chi lo propone e per i congiunti del proponente”. E già a luglio colpiva, per averlo solo ipotizzato, un altro M5s: “Sono favorevole alla vaccinazione obbligatoria su Danilo Toninelli!”. Quindi, meglio prepararsi: o addio latte di mucca, o finisce qui con i vaccini e vai con gli spinelli che curano di più. Ecco, qui capiamo il silenzio del presidente della Repubblica. Deve avere letto, spalancato la bocca dallo stupore ed è ancora paralizzato così, incapace di dire qualsiasi cosa. Grazie, caro presidente Mattarella. Adesso siamo certi che almeno il governo Ciampolillo ce lo risparmierà...

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