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Conte paga la Cassa ai cognati. Soccorso familiare ai fratelli di Olivia

Cig Covid in deroga ai fratelli della fidanzata Olivia Paladino dipendenti di una srl. Legittimo, ma sono anche i proprietari di un gruppo che vale milioni

Franco Bechis
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Sono brutti tempi davvero per tutti. Pensate che perfino la famiglia acquisita del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, quella della fidanzata Olivia, è finita in cassa integrazione in deroga fino allo scorso mese di novembre. Messi in cassa Covid concessa proprio dal governo per l'emergenza coronavirus per buona parte dell'anno scorso sia la sorella della fidanzata del premier, Cristiana Paladino, che il fratellastro Shawn John Shadow, figlio di primo letto della suocera del premier, Ewa Aulin. Entrambi erano infatti dipendenti di una delle società del gruppo fondato dallo suocero di Conte, Cesare Paladino. Assunti dalla società proprietaria- fra l'altro- delle mura del celebre Hotel Plaza di via del Corso: la Immobiliare di Roma Splendido srl. Cristiana impiegata a tempo indeterminato dal primo luglio 2017 come segretaria di direzione a 62.621 euro l'anno, e John assunto sei mesi dopo con la stessa identica qualifica a 59.473 l'anno. E' arrivata la batosta del virus e la società amministrata proprio dal suocero non ha potuto fare altro che ricorrere agli ammortizzatori sociali messi a disposizione da Conte prima con il decreto Cura Italia e poi con il Rilancio Italia.

 

Legittimo, e i poveretti hanno dovuto tirare un po' la cinghia perché la Cassa Covid interamente a carico dello Stato italiano non è che eroghi grandi mensili, inferiori ai mille euro mensili. Ne hanno usufruito tutti i dipendenti della Immobiliare Roma splendido (sono 9 in tutto), e quindi anche i due cognati di Conte. Che però non sono dipendenti come tutti gli altri, perché insieme alla terza sorella, la fidanzata del premier, sono i reali proprietari del gruppo Paladino, visto che è interamente in mano ai tre figli il capitale della società holding che controlla tutto il gruppo: la Agricola Monastero Santo Stefano Vecchio srl. Il 47,5% della proprietà del gruppo è in mano proprio ad Olivia, una quota identica è in mano alla sorella Cristiana e il 5% a John, che è figlio acquisito per Cesare Paladino. Dunque è stata concessa la cassa Covid dal governo a dipendenti che però erano anche imprenditori con partecipazioni che valgono milioni e milioni di euro. Ed è assai meno comune che gli ammortizzatori vengano concessi a lavori dipendenti che sono anche proprietari milionari. Ma è stata data, come è certificato nelle corpose carte del piano di risanamento della società presentato ai creditori (in primis Unicredit) e asseverato da un professionista di primo ordine come il professore Pierpaolo Singer.

 

Non è noto se nella Cassa Covid nella famiglia acquisita dal premier sia finita anche la sola che manca: Olivia. Lei non è dipendente della società che possiede le mura del Plaza, ma di quella che gestisce l'albergo di lusso, che si chiama Unione esercizi alberghi di lusso (Uneal), dove risulta inquadrata come “general manager” e formalmente come “quadro” della società. Non facendo parte direttamente dei piani di ristrutturazione del debito del gruppo Paladino, non ci sono documenti dettagliati se non l'ultimo bilancio a disposizione. Lì si spiega che i dipendenti sono in tutto 67, e si spiega che da marzo avendo dovuto chiudere l'albergo per i dipendenti si è pensato alla Cassa Covid concessa dal governo. Ma le notizie all'interno dello stesso bilancio sono contraddittorie. Nella nota integrativa è scritto: “a causa della chiusura delle attività prevista dalla emergenza Covid 19, a partire dal mese di marzo 2020, aderendo alle norme del cd Decreto Cura Italia e del successivo Decreto Rilancio, tutti i dipendenti della società sono stati messi in CIG in deroga: ciò comporterà una riduzione dei costi fissi ad essi legati che si rifletterà nel bilancio 2020”. Se tutti in cassa Covid, allora anche Olivia. Ma nella relazione sulla gestione degli amministratori si scrive che “il 90% dei dipendenti della società è stato messo in Cig in deroga legata all'emergenza Covid”, quindi non proprio tutti e forse Olivia se l'è risparmiata a differenza dei due fratelli.

 

Qualche problema non da poco nel gruppo Paladino c'è, perché i debiti erano veramente colossali. Di una parte si è venuti a capo grazie a una generosa transizione accordata dalla banca creditrice, quella Unicredit di cui da ottobre è designato presidente l'ex ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. La Immobiliare di Roma splendido aveva un debito di 15,5 milioni con Unicredit, in parte derivante dallo stesso mutuo con cui sono state acquistate le mura del Plaza. La banca accetta di essere pagata solo per 4,5 milioni di euro (condonandone 11 milioni) in tre rate annuali da 1, 1,5 e 2 milioni di euro da pagare entro il 30 giugno fra il 2021 e il 2023. Stesso accordo in un'altra società, la Archimede immobiliare, dove il debito residuo era intorno ai 6 milioni di euro ma è stato ricontrattato in 2 milioni di euro pagati però subito. Con l'accordo bancario quindi parte dei guai sono stati risolti. Ne restano altri 27 milioni di euro da pagare invece al fisco solo con la Roma splendido: in parte all'Agenzia dell'Entrate, qualcosina all'Inps ma quasi la metà al Comune di Roma. Perché salta fuori che la famiglia Paladino non solo non ha pagato alle casse comunali se non quando il fondatore è finito a processo per anni la tassa di soggiorno riscossa ai clienti del Plaza. Ma non ha nemmeno versato nelle casse del Comune guidato da Virginia Raggi per anni gran parte dell'Imu e della Tasi dovuta. Ci sono in bilancio 2,6 milioni di debiti Imu 2012-2013, altri 2,6 milioni di debiti Imu 2014-2015, poi 116 mila euro non versati della Tasi 2014-2015,  un debito da saldare di 1,093 milioni di euro per Imu-Tasi in ciascuno degli anni 2016, 2017, 2018 e 2019 e 728 mila euro da pagare alla stessa voce per il 2020. Ora si propone al comune di Roma di saldare il dovuto per circa 11,5 milioni di euro da rateizzare fra il 2021 e il 2026, mentre i debiti con il fisco vengono rateizzati fino al 2030.

Naturalmente tutto questo è sulla carta (e il dettaglio lo trovate negli articoli in queste pagine), ma per potere restituire davvero quelle somme bisogna che sia che il Plaza torni a fatturare come prima della pandemia pagando l'affitto delle mura, sia vendere un numero non indifferente di proprietà immobiliari della famiglia di cassintegrati in deroga. E qui c'è la brutta notizia per Conte: fra i cespiti in vendita c'è anche l'alloggio dove spesso concede parte del suo prezioso tempo all'amata Olivia. Bisognerà presto cambiare casa. E con il clima politico che si sente in queste ore, Giuseppi rischia davvero l'ein plein dei traslochi...

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