presenteranno il conto

Non si governa con questi numeri. Ora Conte se la dovrà sudare

Francesco Storace

Un disperato a caccia di senatori. Temendo di dover andare via da Palazzo Chigi esattamente come Donald Trump dalla Casa Bianca, nelle stesse ore. Fa sorridere, in effetti, quando il presidente del Consiglio cita Joe Biden.
La diretta televisiva ha messo a nudo Giuseppe Conte al Senato. Tra i suoi consiglieri mancava quello disponibile a spiegargli dove si trovasse all’ora della replica. 

Palazzo Madama ti avvolge, ti prende, ti giudica. Romano Prodi avrebbe potuto spiegarglielo agevolmente. In quell’aula se ne sono commesse di esecuzioni…

  

Nei momenti difficili il premier sembra non voler sentire ragioni. Ci penso io, date retta a me. E sbaglia, perché se chiami uno non puoi dimenticare gli altri. Sa, avvocato, lì dentro ci sono tipetti suscettibili.

Certo, il corteggiamento della senatrice Tiziana Drago, eletta con i Cinque stelle e poi approdata furiosamente al gruppo misto, è da gentiluomo. Signora mia, quanto ha ragione lei con la demografia. Ed è proprio a quello che dice lei che dobbiamo lavorare. Ci mancava solo che le desse appuntamento a Palazzo Chigi, a quattr’occhi. Parliamone. Non gli ha creduto.

E quanto è stata adorabile quella boccuccia arrotondata in direzione del senatore Nencini, vecchia volpe socialista, che da solo ha in ostaggio Conte per il governo e Renzi per il gruppo parlamentare per via del simbolo. Lei, gli ha cantato il premier in atteggiamento da Cicisbeo, «fine intellettuale»... Ma quello vuole andare al governo, mica si accontenta dell’adorazione da Palazzo Chigi. Insomma è un sì a futura memoria.

Poi, la sceneggiata all’amante, le sculacciate a Matteo Renzi per conquistare i cuori infranti dentro Italia Viva. È tutta colpa sua, dice guardando Renzi, io vi avrei dato tutto. In pratica trattando da scemi la pattuglia di estremisti capitanata da Matteo da Rignano. L’esca lanciata sulla mafia, altro tentativo nobile di ingentilire la pesca dei senatori. Come facciamo con Giarrusso, quello dei Cinque stelle che ammanettava metaforicamente i piddini? Uno sguardo al calendario e auguri di buon compleanno a Paolo Borsellino e qui il colpaccio da wikipedia lo avrà senz’altro suggerito Rocco Casalino. Conte, quello che chiamava congiunto del presidente della Repubblica il fratello Piersanti Mattarella, come gli rinfacciò a Montecitorio Graziano Delrio, quando il Nostro capeggiava la prima delle sue tre diverse maggioranze. Ne avesse indovinato uno, povero Conte...

Ma il capolavoro, silente e ammiccante, è stato quello rivolto agli anonimi aspiranti alle seggiole che Conte ha rimesso in palio. Il premier avrebbe goduto nel nominarli, lei è amato dai contadini, lei ha una splendida famiglia, lei sa come vanno le cose di questo mondo. Le tre poltrone di Italia Viva purtroppo sono solo tre. Per ora si sono fatti avanti due di Forza Italia, Causin e la Rossi (incredibile). E meno male che i senatori a vita si accontentano di quelle che hanno.

Sì, il giurista sa che si può fare un decreto per aumentare i ministeri. Ma non può dirlo esplicitamente, già si è avventurato col proporzionale, la moltiplicazione delle cadreghe sarebbe apparsa davvero scandalosa in tempi di pandemia. Ricorderete Pappagone e quel fantastico frammento di cinema d’altra epoca: «Ti pago domani». «E io mangio domani?». Ecco, i senatori in bilico gli hanno detto mangiamo domani. Te la devi sudare.