Conte ha perso la maggioranza. Ora è appeso a Renzi e a due badanti
Giuseppe Conte ha trovato una badante. È Maria Rosaria Rossi, che veniva chiamata così per avere fatto da filtro a chiunque volesse avvicinarsi a Silvio Berlusconi, e che fu anche amministratore straordinario di Forza Italia prendendo il posto di Sandro Bondi. La conoscono bene i lettori del Fatto quotidiano, che le ha dedicato centinaia di pagine quando è stata coinvolta nei vari processi su Ruby Rubacuori e le cene eleganti di Arcore (quelle con Nicole Minetti e tante altre ragazze). Ora lei è a fianco di Conte e certo si prenderà una indubbia rivincita perché chi la descriveva più o meno come organizzatrice di un bordello dovrà ritrarla con l’aureola in testa da mezza santa. Storia di colore, ma da ieri il premier è alla guida di un governo di minoranza, che ha raggiunto 156 voti a favore, 140 contrari e 16 astenuti con l’assenza per motivi familiari e di salute di due esponenti di Forza Italia e di uno del M5s, con il voto favorevole di tre senatori a vita, di cui due quasi mai partecipanti ai lavori di palazzo Madama, e con un’incredibile Var che in extremis gli ha aggiunto, dopo visione dei filmati, due voti in più.
Questa ultima vicenda è clamorosa e non ha precedenti nella storia delle istituzioni italiane: quando Elisabetta Casellati ha chiuso le votazioni sono arrivati trafelati due senatori (Lello Ciampolillo e Riccardo Nencini) che non avevano risposto né alla prima né alla seconda chiama. Visionando i filmati al rallentatore è stato stabilito che entrambi erano in movimento verso la propria postazione prima che la Casellati fischiasse la partita chiusa, e quindi il Var li ha riammessi consentendo a entrambi di votare sì. Faccio presente che il socialista Nencini è stata la ragione per cui Renzi invece di votare contro ha scelto l’astensione di tutto il gruppo: così sarebbero stati tutti uniti su una scelta né bianca né nera che avrebbe lasciato ancora aperte le porte a trattative future con la maggioranza.
Se il gruppo di Italia viva votasse no a qualsiasi provvedimento quindi la maggioranza non ci sarebbe più, e il governo cadrebbe. È quindi di tutt’altra badante che ha bisogno oggi Conte: Sergio Mattarella, da cui dovrebbe recarsi questa mattina. Ed è un fatto che con il voto di ieri in ogni caso questo governo senza maggioranza assoluta in una delle due Camere, si trasforma in un governo del Presidente della Repubblica. Sarà il Capo dello Stato a dire come procedere, ben sapendo che se dovesse oggi dare un nuovo incarico non lo farebbe mai a chi gli portasse numeri come quelli ottenuti ieri. La cosa più probabile è che dal Quirinale si chieda di mettere da parte le questioni personali e di cercare di recuperare in maggioranza Italia Viva, con un’operazione politica e non raccattando alla rinfusa i cocci come è avvenuto in altre direzioni in queste ore. D’altra parte con questi numeri Conte resterebbe appeso agli umori di Renzi come e più di prima, e tutto questo caos e spettacolo indegno montato negli ultimi giorni non gli è servito a nulla.
Per altro visto che i senatori a vita non ci sono praticamente mai nelle commissioni parlamentari, ogni provvedimento lì inviato dall’esecutivo rischia di non passare. E la maggioranza in questo momento non esiste né in commissione Affari costituzionali né in quella Bilancio, che sono le più decisive per ogni legge.
Due parole però su quel che è andato in scena fra Camera e Senato bisogna pur spenderle, perché è stato uno dei passaggi più bassi della storia repubblicana. Un volo rasoterra con il premier che ha passato il tempo a digitare rapidissimo con i pollici sul suo telefonino i consigli per gli acquisti dei nuovi parlamentari, spesso non ascoltando per questo i discorsi degli altri leader in aula. È stata la caduta definitiva di tutti gli slogan, le rivendicazioni di diversità e i perbenismi del Movimento 5 stelle: al momento buono, quando si rischia la poltrona, sono stati esattamente come tutti gli altri che volevano cacciare dal Parlamento per questo. Da ieri è definitivamente archiviata ogni sfumatura di loro diversità. Ma gli elettori avevano già aperto gli occhi da tempo, e poco cambia.
Sembra ovvio che un governo così non ha un orizzonte davanti, perché è destinato all’inciampo ogni giorno che verrà. Non è più affidabile nemmeno per i partner europei che osserveranno Conte come il classico «dead man walking», e mentre lo guarderanno si interrogheranno su chi questa Italietta partorirà dopo di lui.
In queste condizioni l’opposizione non può più giocare, perché ne va della vita del Paese e se arriviamo sulle stampelle cercando di evitare ogni inciampo (quindi tutto) fino al semestre bianco, l’Italia rischia davvero il fallimento, altro che Next generation Eu! La vera responsabilità che deve mostrare il centrodestra è quella di impedire mesi così. Non bisogna aiutarli gratis mai, nemmeno sullo scostamento di bilancio, perché si fa il danno degli italiani invece di aiutarli come si dice. Serve di sicuro il voto delle opposizioni, ma bisogna porre condizioni non trattabili già nelle prossime ore. Vogliono il sì del centrodestra per potere fare i nuovi ristori? Glielo si offre solo se quelli diventano ristori reali, non le mancette fin qui erogate: il 40, il 50, il 60% del fatturato perso rispetto agli stessi mesi del 2019. Altrimenti vadano in cerca di altre badanti...