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Recovery Fund, se il piano è questo meglio che Conti lasci

Secondo il più autorevole quotidiano tedesco il premier vuole comprarsi i consensi degli italiani

Franco Bechis
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L'Italia sta comprando consensi e voti con i soldi europei. Ecco il secco giudizio sul PNRR da parte della più autorevole testata tedesca, la Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz), che riflette per altro con toni assai meno decisi quella che è l'opinione pubblica tedesca. Pandemia o non pandemia in Germania siamo in un anno elettorale anche se le consultazioni saranno a settembre, e l'opinione pubblica ovviamente pesa più del solito. E sta montando un tema affatto secondario: per sostenere il Recovery Fun come ancora lo chiamiamo qui, la Germania dovrà farsi carico di parte del debito comune europeo per una cifra che rappresenta l'8% del Pil nazionale. In cambio riceverà anche lei risorse per circa un decimo però della cifra che dovrà sborsare.

I tedeschi non sono abituati a quella generosità, che ovviamente deve essere finanziata con le loro tasse. E sanno bene che gran parte di quello sforzo a denti stretti servirà a dare all'Italia quei tanto annunciati 209 miliardi di euro. Pretendono- ed è giusto- che non vengano buttati giù dalla finestra e non si fidano delle condizionalità che pure ci sono e dei controlli della burocrazia europea. Anche lì hanno letto il contenuto del piano italiano, e sono infuriati per la scarsissima qualità dei contenuti. Andiamo a leggerci il commento apparso sulla Faz il 13 gennaio scorso. Che è durissimo verso l'esecutivo in carica: “Purtroppo”, si nota, “questo Governo, oltre alla gestione di crisi intorno alla pandemia del Coronavirus, non ha prodotto niente che punta verso il futuro”. Giudizio netto anche sul premier: “Conte voleva distribuire i soldi di Bruxelles secondo criteri politici e clientelari. Ma così, l’Italia mancherebbe l’obiettivo del Fondo Recovery, che dovrebbe spingere verso riforme e crescita addizionale. Ma i politici italiani guardano già verso i prossimi appuntamenti elettorali, probabilmente 2022, al limite nel 2023. Per questi, tanti vorrebbero comprare voti con soldi europei. A questo punto sembra meglio, di togliersi le tentazioni di questo genere con una elezione veloce – nella speranza, che dopo si arrivi ad un Governo più lungimirante”.

Su uno dei più importanti giornali tedeschi dunque si nota che piuttosto di un governo che sforna documenti come il PNRR per altro in una confusione politica totale, sarebbero auspicabili proprio quelle elezioni che secondo Conte e la sua maggioranza dovrebbero terrorizzare l'Europa. Invece a terrorizzare di più sono proprio Conte con questa maggioranza. Lo spiega bene e con il distacco necessario l'autore di quel corsivo, Tobias Piller, che da anni è corrispondente della Faz in Italia ed è abituato a vederne di tutti i colori. E rende bene la delusione provata in Germania dalla lettura di quel documento parolaio e mai operativo che è il piano italiano.

“Faccio un esempio di come dovrebbe essere: un nuovo sistema di trasporto locale, con la descrizione dei treni che ogni 15 minuti partano da Frosinone, da Viterbo, da Orte, da Palestrina, da Civitavecchia per raggiungere il raccordo di Roma dove si cambia e si prende la metropolitana portata fin lì, privatizzando e mettendo in gara la gestione della metropolitana e delle linee di treno locale, saremmo davanti a una cosa seria. Che dovrebbe avere le date e le cifre indicate per ogni passaggio necessario. Quello è un piano organico che rispetterebbe le condizioni del Recovery Fund. A questo punto puoi anche dire che il progetto si inserisce nella linea green, o in quella sulla digitalizzazione. Ed è una cosa seria”. Ma nel piano italiano non esiste. “Quello che ho trovato nel documento governativo”, spiega ancora Piller, “ è al massimo che con i soldi Ue si comprano nove autobus e non si cambia nulla, si va avanti con le tue linee in perdita e i trenini dissestati. Non c'è nulla di organico”. E i tedeschi perdono la pazienza, come accadrà in tutti gli altri paesi frugali. “Oggi”, aggiunge Piller, “sulla Faz in prima pagina è apparso un editoriale molto tagliente sull'Italia. Dove si racconta che in questo paese si raccontava che le cose non andavano per colpa di Europa e Germania che stringevano i cordoni della borsa. Oggi invece piovono sull'Italia 209 miliardi, una somma gigantesca. Nessun altro paese ha di più. E cosa accade a Roma? Che la coalizione al governo si sbrana per spendere quei soldi in modo clientelare. Adesso il problema ce l'ha l'Europa: coma fa a giustificare questo grande debito comune che si è caricata sulle spalle per un paese che ha queste distorsioni?”.

Non ci sono applausi nelle cancellerie europee per il comportamento dell'Italia, come si racconta agli italiani non dicendo la verità chi oggi ha le leve del comando e le usa insieme all'emergenza pandemica per la propria falsa propaganda. “Oggi”, continua Piller, “sia la Merkel che gli altri politici tedeschi sono intenzionati a proseguire con il Next Generation Eu, anche se la Bundesbank ha fatto uscire uno studio che spiega come le capacità di indebitamento non sono illimitate e che anche l'Italia dovrebbe fornire maggiori garanzie sulla sua gestione di quei fondi. Ma davanti a un piano come quello sfornato ora dal governo, con finanziamento a pioggia alle clientele per una spartizione elettorale è chiaro che i tedeschi premeranno sul proprio governo perché si interrompa il finanziamento all'Italia promettendo che mai più lo si consentirà.

Lo ha capito benissimo il commissario italiano Paolo Gentiloni che da mesi implorava il governo di fare il piano in un altro modo: meglio dieci cose che 100, ma ben preparate. Richieste di questo tipo erano arrivate anche dall'interno della maggioranza di governo da uno dei più bravi che avevano che è Luigi Marattin. Ma non sono stati ascoltati”.

Fa male sentire queste parole da italiano, però c'è poco da fare polemica: quando chiedi prestiti o addirittura finanziamenti perduti ad altri non puoi alzare le spalle e sbuffare, ma devi sentire e rispettare le richieste dell'erogatore. Piller ha un esempio virtuoso che per noi è ancora più umiliante: “Guardate la Grecia. Il suo piano l'ha presentato il 15 novembre. Non utilizzano i prestiti per la spesa pubblica. Prendono a prestito 12 miliardi per darli tutti alle imprese per i loro investimenti, a patto che se ne facciano dare la metà (altri 12 miliardi) da banche finanziatrici che quindi sono chiamate a valutare la qualità di quei programmi. Così si usa il Recovery Fund come leva finanziaria e non si aumenta di troppo il debito. La Grecia poi usa i grants, i fondi perduti con un piano molto serio. Vogliono introdurre energia pulita anche sulle isole, ma prima le collegano con la rete nazionale attraverso infrastrutture sottomarine. In quel modo isole meno turistiche produrranno energia che verrà distribuita a quelle più turistiche senza dovere ovunque una centrale. Ecco, questo è un piano serio. Certo la differenza è che in Grecia c'è un primo ministro con un PHD di Harvard, che può tenere testa a professori di economia e capisce quello che viene scritto nei piani. Come capo consigliere economico si è affiancato un premio Nobel. Un po' diverso dall'Italia, dove si piazzano lì gli amici di Pomigliano d'Arco di Luigi Di Maio per dare loro un posto. Risultato: la Grecia sta recuperando, l'Italia no”.

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