lo scivolone
Giuseppe Conte, la gaffe social di Palazzo Chigi: "Renzi a casa"
Ieri nel bel mezzo della crisi dalla pagina ufficiale Facebook di Giuseppe Conte presidente del Consiglio è sbucato un post inserito nelle sue ultime storie. Una foto dello stesso Conte con a fianco quella grottesca di Matteo Renzi e una scritta: “Se vuoi mandare Renzi a casa e supporti Conte iscriviti nel gruppo”. Dalla foto con un clic si andava a un'altra pagina, quella del gruppo pubblico “Conte premier - Renzi a casa!”, che in poche ore aveva arruolato più di 3.700 persone, salvo poi sparire all'improvviso. Come il post del premier Conte, che essendo diventato pubblico ha indignato gran parte delle istituzioni nella capitale.
Naturalmente il premier era all'oscuro di questa raccolta di adepti per mandare a casa (e come?) il suo Matteo-avversario del momento. Capirete che stranguglione deve essere venuto al Quirinale, dove da giorni Sergio Mattarella invano raccomandava toni bassi e prudenza a tutti. Tutto poi è sparito, ma è restata la domanda: chi diavolo si è impadronito del profilo istituzionale del premier per lanciare questa piccola molotov digitale? Naturalmente se ne è chiesta ragione a Palazzo Chigi, e chi cura la comunicazione di Conte, e cioé Rocco Casalino, è sembrato davvero sorpreso davanti a quel che era accaduto, dicendo sulle prime: “Sto avviando una inchiesta interna. Ma non è un fotomontaggio?”. No, non lo era. E da Palazzo Chigi è stata diramata una nota firmata Dario Adamo, che è il responsabile di questi contenuti editoriali social, di questo tenore: “Alcuni minuti fa sulla pagina Facebook ufficiale del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte è apparsa una storia che non è mai stata autorizzata né da Conte né dal sottoscritto e che pertanto è stata immediatamente rimossa. Si tratta infatti di contenuti da cui il Presidente del Consiglio ed il suo staff comunicazione si dissociano totalmente, poiché in contrasto con il modo di pensare e di intendere la politica da parte del Presidente Conte, che ha sempre avuto come punto di riferimento il rispetto della persona, anche di coloro che, nell'ambito del confronto politico, possono ritrovarsi su posizioni diametralmente opposte. Stiamo facendo tutte le verifiche interne per accertare come sia potuta avvenire la pubblicazione di un simile contenuto. Non si esclude, al momento, l'ipotesi di un tentativo di hackeraggio da parte di qualcuno che in un momento così delicato come questo potrebbe aver agito intenzionalmente per danneggiare l'immagine del Presidente”.
Non c'era altra via di fuga, e figurati se non spuntava fuori il solito hacker che fa sempre comodo quando questo governo o una delle sue strutture ne combina qualcuna (ricordate il tilt del sito Inps quando si trattava di erogare i 600 euro a inizio pandemia?). Ma l'ipotesi fa acqua da tutte le parti: figuriamoci se esiste un hacker così bravo da violare il profilo istituzionale di Conte per fare solo una burla di quel tipo e null'altro. E se le password che proteggono la comunicazione istituzionale del capo del governo sono così blindate e al sicuro, allora sì che bisognerebbe togliere da quei luoghi il controllo dei servizi segreti, perché potete ben immaginare che informazioni possono sfuggire da uno scrigno così poco protetto come quello di Palazzo Chigi e quali conseguenze per la sicurezza nazionale potrebbero esserci.
Per amore di questo paese non posso pensare che sia così. E prendo per buona una ricostruzione riservata che mi è arrivata proprio dall'interno di quella squadra. Come hanno imparato fin dai loro esordi i comunicatori di palazzo Chigi che hanno tutti una stessa origine hanno cercato di amplificare la buona immagine del loro assistito con profili a lui dedicati sostanzialmente falsi: gruppi di fan assolutamente elogiativi dell'uomo e della sua azione politica creati però da chi gli sta intorno. Ovviamente chi ha quelle password ha pure quelle dei profili ufficiali e istituzionali di Conte. E avrebbe banalmente compiuto un errore magari un po' distratto: quel “Renzi a casa” era destinato ad altra pagina non ufficiale, ma per errore è stato inserito in quella istituzionale. Mi sembra ragionevole questa ricostruzione, che per altro combacia in parte con quella tecnica fatta dalla testata on line “Open”, che seguendo le tracce di quel che è accaduto ed è poi stato cancellato, è arrivato di profilo falso in profilo falso assai vicino alla comunicazione del M5s e a quel Pierre Cantagallo (impiegato nel gruppo comunicazione grillino alla Camera) che fu già protagonista nel 2018 di pagine dirette contro Mattarella, di cui si voleva l'impeachment.
Sarà pure stato un incidente che qualche peso ha nelle vicende di queste ore, ma fa ben comprendere il reale stile con cui si governa a Palazzo Chigi: comunicazione, spesso distorta e inventata, e mai sostanza (per altro pagata non dai protagonisti, ma dalle tasche degli italiani). E' il cuore esatto del problema di questo governo in carica, probabilmente il peggiore degli ultimi decenni. E mi sembra più irresponsabile lasciarlo al suo posto piuttosto che fare giungere al suo epilogo naturale e democratico questa imprevista ma benedetta crisi politica.